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Le Olimpiadi di Pechino 2022 sono le prime della storia svolte sul 100% di neve artificiale

Le gare delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022 si svolgeranno interamente su neve artificiale, una scelta (obbligata) con un significativo impatto ambientale.
A cura di Andrea Centini
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Il 4 febbraio si sono aperti ufficialmente i XXIV Giochi olimpici invernali, le Olimpiadi di Pechino 2022, che passeranno alla storia anche per due particolari primati: la popolosa capitale della Cina è infatti la prima città al mondo a ospitare sia i giochi invernali che quelli estivi, inoltre si tratta delle prime Olimpiadi invernali con quasi il 100 percento della neve artificiale. Potrebbe apparire una notizia poco interessante, ma in realtà lo è sotto molteplici punti di vista, soprattutto da quello squisitamente ambientale. Anche se Pechino ha sottolineato più volte che saranno Olimpiadi carbon neutral, grazie all'energia garantita da fonti rinnovabili e ad altre iniziative per compensare l'impatto, in realtà ci sono diversi aspetti dell'organizzazione a rendere la chiave di lettura “green” un po' troppo forzosa.

Partiamo proprio dalla neve artificiale. In base al rapporto “Slippery Slopes: How Climate Change is Threatening The Winter Olympics” pubblicato da scienziati dell'Università Loughborough di Londra, per coprire di “neve” gli 800mila metri quadrati di superficie delle aree destinate alle discipline sportive i cinesi hanno dovuto sprecare oltre 180 milioni di litri d'acqua, per un costo di circa 80 milioni di Euro. È una quantità enorme di acqua, ma lo è ancor di più se si considera che Pechino è una delle metropoli più assetate del pianeta. La scarsità di acqua nel sottosuolo determina che nella metropoli vi sono meno di 190 metri cubi d'acqua all'anno per ciascuno dei suoi 24 milioni di cittadini. È una quantità inferiore al 20 percento della soglia di sicurezza stabilità dall'ONU. Pechino ribatte comunque che l'acqua sprecata per la neve artificiale è solo il 2 percento di quella del suo fabbisogno.

A Yanqing, dove si erge il centro sciistico, mediamente cadono in un anno soltanto 21 centimetri di neve, ma per permettervi le gare dovrà essere ricoperto da ben 1,2 milioni di metri cubi di neve artificiale. Per cospargere di neve e / o ghiaccio tutti gli impianti gli organizzatori hanno dovuto installare lungo i percorsi centinaia di dispositivi, tutti particolarmente esigenti in termini energetici, come torri di raffreddamento dell'acqua, generatori di neve e cannoni. La neve artificiale, fra l'altro, è più ghiacciata e scivolosa di quella naturale, catalizzando il rischio di cadute pericolose per gli atleti. Non solo direttamente sulla pista, ma anche al di fuori di essa, dove non ci sarà ad attutire i colpi un soffice e profondo manto di candida neve, ma fanghiglia e rocce.

Per ridurre il suo impatto ambientale il Comitato Olimpico cinese ha deciso di sfruttare molte infrastrutture già impiegate per i Giochi Olimpici del 2008, tuttavia stato comunque necessario crearne di nuove. Le più impattanti in assoluto sono quelle di Yanqing e Zhangjiakou, costruite nel cuore della riserva naturale di Songshan. Circa un quarto della riserva è stato spazzato via per far posto a strade, parcheggi ed edifici, con l'eradicazione di ben 20mila alberi. Le piante e il sottosuolo fortunatamente non sono stati distrutti, ma trasferiti in un'altra area della montagna, dove sarebbe sopravvissuto il 90 percento degli alberi. Il trasferimento è sicuramente migliore dell'eliminazione, ma l'impatto sugli equilibri ecologici, gli ecosistemi, e la fauna – pur con la realizzazione di “corridoi” per preservarla – è innegabile. “La riserva naturale ha perso circa il 25 percento della sua superficie, che ha un'altissima biodiversità e specie protette come l'aquila reale”, ha dichiarato alla BBC la professoressa Carmen de Jong, docente di Idrologia presso l'Università di Strasburgo. La scienziata sottolinea anche che la rimozione del terriccio in questo processo di trasferimento “potrebbe aumentare significativamente il rischio di erosione e smottamenti, inquinamento delle acque e danni agli habitat degli animali”. Alla luce di questi dati sembra davvero un controsenso parlare delle Olimpiadi invernali più “green” della storia, nonostante gli sforzi del Comitato Olimpico di Pechino per renderle tali.

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