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L’Australia dichiara i koala ufficialmente a rischio estinzione: piano nazionale per salvarli

Attraverso un “EPBC Act” il governo australiano ha classificato i koala in pericolo di estinzione. Atteso un piano di recupero nazionale per salvare la specie.
A cura di Andrea Centini
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I koala (Phascolarctos cinereus) sono stati ufficialmente dichiarati in pericolo di estinzione dal Governo australiano. Gli iconici marsupiali erano stati classificati come vulnerabili (codice VU) nel 2012, a seguito del costante declino delle popolazioni; la decisione avrebbe dovuto portare i governi del Queensland, del Nuovo Galles del Sud e del Territorio della Capitale Australiana a prendere soluzioni mirate per proteggere questi animali, ma da allora ben poco è stato fatto. Questo lassismo, di concerto con la costante distruzione dell'habitat naturale, gli incendi devastanti, gli effetti dei cambiamenti climatici e la diffusione della clamidia che sta sterilizzando oltre l'80 percento degli esemplari positivi, ha fatto ulteriormente crollare le popolazioni, determinando la necessità di classificare i koala come in pericolo di estinzione, con l'obiettivo di introdurre nuove e concrete misure di conservazione.

La decisione è stata presa attraverso un Environment Protection and Biodiversity Conservation Act (EPBC Act) dal Parlamento australiano, che ha recepito le raccomandazioni di un comitato di esperti sulla tutela dei marsupiali. Solo il mese scorso il governo del premier Morrison aveva stanziato un fondo da 50 milioni di dollari per proteggere l'iconica specie, il cui costante declino iniziò alla fine del XIX secolo, dall'arrivo in massa dei coloni europei che sterminarono circa il 99 percento degli esemplari per farne pellicce. Basti pensare che prima del massacro in Australia si contavano 8 milioni di koala, mentre una stima del 2019 si fermò a 80mila esemplari, l'1 percento appunto. Questa cifra è stata giudicata sufficiente per classificare questi animali come “funzionalmente estinti”, cioè non più in grado di giocare un ruolo significativo nell'ecosistema in cui vivono a causa del numero esiguo. I devastanti incendi che hanno colpito l'Australia tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020 hanno ulteriormente decimato le popolazioni; si ritiene che ben 37mila esemplari possano essere morti sull'Isola dei Canguri. Nel frattempo la clamidia, una malattia che si trasmette sessualmente, sta letteralmente sterilizzando i sopravvissuti ed è corsa contro il tempo per un vaccino sicuro ed efficace.

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Innanzi a un simile tracollo la classificazione ufficiale come specie in pericolo di estinzione non era più procastinabile; ora, dopo la decisione, si attende un piano di recupero dei koala su scala nazionale da parte del governo. “L'impatto della siccità prolungata, seguita da gravi incendi boschivi estivi, e gli impatti cumulativi di malattie, urbanizzazione e perdita di habitat negli ultimi vent'anni hanno portato a prendere questa decisione”, ha dichiarato il Ministro dell'Ambiente australiano Susan Ley. Ma proprio il ministro è nel mirino degli ambientalisti, non solo per il lassismo mostrato nella conservazione dei koala, ma anche per la tutela della Grande Barriera Corallina, che rischia anch'essa di sparire a causa dei cambiamenti climatici. Nel Nuovo Galles del Sud è stato indicato che i koala spariranno entro il 2050 se non verranno prese iniziative forti e concrete a tutela della popolazione locale, ma il rischio è altissimo anche negli altri Stati lungo la costa orientale dell'Australia. La speranza è che attraverso il piano di recupero nazionale vengano introdotte tutte le misure necessarie affinché questa magnifica specie possa continuare a sopravvivere libera e selvaggia.

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