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Il virus della polio a Londra, spiegato bene

Rilevato nei campioni di acque reflue prelevati in otto distretti della capitale, il poliovirus sembra riflettere una trasmissione dell’infezione nella comunità, anche se ad oggi non sono stati segnalati casi di poliomielite.
A cura di Valeria Aiello
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Il virus che causa la poliomielite / Credit: Dennis Kunkel Microscopy, science Photo Library
Il virus che causa la poliomielite / Credit: Dennis Kunkel Microscopy, science Photo Library

È notizia di queste ore quella che arriva da Londra, dove le autorità sanitarie hanno annunciato l’avvio di una nuova campagna di vaccinazione anti-polio per i bambini di età compresa tra uno e nove anni. Una decisione che, di questi tempi, tra il Covid che non sembra mollare la presa e l’epidemia di vaiolo delle scimmie per cui l’Organizzazione Mondiale di Sanità ha dichiarato l’emergenza sanitaria globale, ha già fatto gridare all’allarme nonostante ad oggi non sia stato confermato alcun caso di poliomielite e l’ultimo caso registrato nel Regno Unito risalga a circa 40 anni fa.

Tuttavia, a suggerire una possibile trasmissione asintomatica nella comunità ci sono i risultati delle analisi delle acque reflue che normalmente vengono prelevate dalle fogne londinesi, dove in realtà il virus della poliomielite si trova ogni anno, anche più volte. Stavolta, però, il motivo per cui si è deciso di procedere con la campagna vaccinale è che, negli ultimi mesi, il virus è stato rilevato in quantità insolite e più elevate, come mostrato dai dati dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA), che dall’inizio di febbraio ha identificato 116 poliovirus in 19 campioni di acque reflue provenienti dai distretti del nord-est e del centro di Londra, tra cui Barnet, Camden, Hackney, Haringey, Islington e Waltham Forest.

Il virus della polio nelle acque reflue di Londra

L’analisi genetica dei poliovirus isolati nei reflui di Londra ha indicato che sono probabilmente correlati al virus della polio di tipo 2 (PV2) presente nel vaccino orale (OPV o vaccino di Sabin), una formulazione ottenuta a partire da un virus “vivo” ma indebolito (attenuato), dunque reso incapace di provocare la malattia con una serie di mutazioni.

Secondo gli esperti, l’attuale ceppo in circolazione sarebbe stato importato nel Paese da qualcuno che aveva recentemente ricevuto questo vaccino all’estero (nel Regno Unito non si usa più da 2004) e che il virus si sia diffuso nelle acque reflue o attraverso trasmissione oro-fecale nella popolazione. Questo vaccino, che genera un’eccellente immunità contro la poliomielite (protegge dal contagio), ha infatti un risvolto della medaglia, in quanto le persone vaccinate di recente possono rilasciare nell’ambiente, attraverso le feci, poliovirus simili a quelli del vaccino.

Il rischio, in questi casi è che, seppur raramente, questo virus vaccinale “vivo” possa accumulare una serie di mutazioni che gli permettono di tornare alla sua virulenza originale, per cui può provocare infezioni e causare la malattia, anche nelle forme più gravi (fortunatamente ancora più fare) che portano alla paralisi coloro che non sono vaccinati.

Come riportato dall’epidemiologa clinica e genetista della Queen Mary University di Londra, Deepti Gurdasani, nei poliovirus isolati nei reflui di Londra “ci sono sfortunatamente segni che questo virus vaccinale solitamente benigno stia mutando in forme virulente” e che il motivo per cui ci sono segni di una possibile trasmissione del virus del vaccino nella comunità sia “probabilmente dovuto alla scarsa igiene e alla minore diffusione del vaccino della poliomielite negli ultimi anni, in particolare in Inghilterra e in alcune zone di Londra”.

La vaccinazione anti-polio per i bambini di Londra

Come premesso, dal 2004 nel Regno Unito (e già dal 2002 in Italia) si è passati dall’uso del vaccino orale (OPV) al vaccino intramuscolare (IPV o vaccino di Salk), prodotto a partire dal virus della poliomielite opportunatamente distrutto (inattivato) ma che, a differenza del vaccino OPV, non previene dal contagio, pur evitando le conseguenze più gravi della malattia (come la paralisi o la morte). Essendo a base di virus inattivati, quando viene utilizzato, non è possibile che eventuali particelle di virus ritornino ad essere infettanti o causare la malattia.

Pertanto, il programma vaccinale appena annunciato per i bambini londinesi di età compresa tra uno e nove anni, raccomandato dal Comitato congiunto per la vaccinazione e l’immunizzazione (JCVI) del Regno Unito sarà attuato con il vaccino IPV, e sarà affiancato a una campagna di richiamo precedentemente annunciata, a partire dai quartieri di Londra dove è stato rilevato il poliovirus e i tassi di vaccinazione sono più bassi.

Per la maggior parte della popolazione completamente vaccinata, il rischio di sviluppare la malattia rimane comunque esiguo, come spiegato dall’epidemiologa e consulente presso l’UKHSA, Vanessa Saliba. “Ma sappiamo che le aree di Londra dove il virus si è diffuso, ci sono alcuni dei tassi di vaccinazione più bassi – ha indicato l’esperta – . Questo è il motivo per cui il virus si sta diffondendo in queste comunità e espone i residenti non completamente vaccinati a un rischio maggiore”.

È fondamentale – ha aggiunto la dottoressa Saliba – che i genitori si assicurino che i loro figli siano completamente vaccinati per la loro età. Seguendo i consigli del JCVI, tutti i bambini di età compresa tra uno e nove anni a Londra devono avere adesso una dose di vaccino contro la poliomielite, che si tratti di una dose di richiamo extra o semplicemente di recuperare il ritardo con le vaccinazioni di routine. Questo garantirà un elevato livello di protezione dalla paralisi e potrebbe anche aiutare a fermare l’ulteriore diffusione del virus”.

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