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Il vino rosso può avere effetti benefici anche sulla memoria e favorire la salute del cervello

Lo rileva un nuovo studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Neurology che ha osservato declino cognitivo più lento nelle persone con una dieta ricca di favonoli antiossidanti, un tipo di flavonoidi che si trova in diversi tipi di frutta e verdura, nonché nel vino rosso e nel thè.
A cura di Valeria Aiello
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Il consumo moderato di vino rosso, ben conosciuto per i suoi effetti benefici sulla salute cardiovascolare, è associato anche a un più lento declino della memoria. Lo rileva un nuovo studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Neurology da un team di ricerca del Rush University Medical Center di Chicago nell’ambito di un’ampia indagine che esamina l’associazione tra capacità cognitive e l’assunzione di favonoli antiossidanti, un tipo di composti della classe dei flavonoidi presente in diversi tipi di frutta e verdura, nonché nel vino rosso e nel thè.

Lo studio ha coinvolto 961 persone di età compresa tra i 60 e 100 anni che, ogni anno, per una media di sette anni, hanno compilato un questionario sulla frequenza con cui mangiavano alcuni cibi e consumavano determinate bevande, e completato una serie di diciannove test cognitivi e di memoria, tra cui ricordare elenchi di parole, ricordare numeri e metterli nell’ordine corretto. L’analisi ha tenuto in considerazione sia l’assunzione totale di flavonoli sia l’apporto di quattro specifici composti: il kaempferolo, la quercetina, la miricetina e l’isoramnetina contenuti nei diversi alimenti e bevande. In media, l’assunzione di flavonoli totali per partecipante è stata di 9,6 mg/die.

Per determinare i tassi di declino cognitivo nel tempo, i ricercatori hanno utilizzato un punteggio cognitivo complessivo che riassumeva i risultati dei 19 test. Il punteggio medio variava da 0,5 per le persone senza problemi di memoria a 0,2 per le persone con declino cognitivo lieve a -0,5 per le persone che hanno manifestato problemi di memoria e demenza, come l’Alzheimer.

I flavonoli del vino e la salute del cervello

I risultati, confermati anche dopo l’aggiustamento per fattori che possono influenzare la memoria, come età, sesso e fumo, hanno mostrato che una dieta più ricca di flavonoli è associata a un tasso di declino cognitivo più lento di 0,4 unità per decennio rispetto a un apporto di flavonoli più basso. “È entusiasmante che il nostro studio dimostri che fare scelte dietetiche specifiche possa portare a un tasso più lento di declino cognitivo” ha affermato l’autore principale dello studio, il dott. Thomas Holland del Dipartimento di Medicina interna del Rush University Medical Center di Chicago, osservando che tale effetto è probabilmente dovuto alle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie intrinseche dei flavonoli.

I flavonoli sono infatti composti citoprotettivi, nel senso che proteggono le cellule, inclusi i neuroni, quindi è plausibile che abbiano un impatto diretto sulla cognizione. Tuttavia, non tutti i flavonoli valutati dagli studiosi hanno mostrato gli stessi effetti benefici sulla memoria.

Le persone che avevano il più alto apporto di kaempferolo, un flavonolo che si trova in un’ampia varietà di vegetali, tra cui cavoli, fagioli, thè, spinaci e broccoli, avevano un tasso di declino cognitivo più lento di 0,4 unità per decennio rispetto a coloro che avevano un apporto di kaempferolo più basso. Chi invece aveva una dieta più ricca di quercetina, che si trova in molti frutti, verdure, foglie, semi e cereali, tra cui capperi, cipolle rosse, cavoli, ma anche pomodori, thè e mele, aveva un tasso di declino più lento di 0,2 unità per decennio rispetto alle persone che avevano un apporto di quercetina più basso.

Le persone con il più alto apporto di miricetina, presente in diverse verdure e ortaggi (compresi i pomodori) nelle arance, in noci, bacche, thè e vino rosso, avevano un tasso di declino cognitivo più lento di 0,3 unità per decennio nel confronto con le persone che avevano un apporto di miricetina più basso. Al contrario, l’isoramnetina, assunta ad esempio con le pere, l’olio d’oliva  e la salsa di pomodoro, non è risultata associata a variazioni nel tasso di declino cognitivo complessivo.

Il nostro studio mostra un’associazione tra maggiori quantità di flavonoli nella dieta e declino cognitivo più lento, ma non dimostra che i flavonoli causino direttamente un tasso più lento di declino cognitivo – ha precisato il dottor Holland – . I risultati suggeriscono però che l'assunzione dietetica di flavonoli totali e diversi costituenti dei flavonoli può essere legata a un più lento declino della cognizione e di diverse capacità cognitive con l’avanzare dell’età”.

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