Il richiamo del vaccino Covid non aumenta il rischio di aborto: lo studio su 100mila gravidanze
Il richiamo del vaccino Covid non aumenta il rischio di aborto. Lo ha determinato un nuovo studio che ha analizzato l'impatto della terza o quarta dose in donne incinte tra la sesta e la diciannovesima settimana di gravidanza, ovvero nella prima parte della gestazione. I ricercatori hanno condotto lo studio poiché molte donne in dolce attesa o comunque desiderose di diventare mamme non si sono sottoposte (e non si sottopongono tuttora) alle dosi booster del vaccino contro il patogeno pandemico, proprio per il timore di conseguenze nefaste per la salute del feto. In realtà diversi studi hanno confermato che i vaccini anti Covid sono sicuri sia per le mamme che per i piccoli, mentre non lo è assolutamente l'infezione da coronavirus SARS-CoV-2, in grado di aumentare il rischio di mortalità delle donne incinte di sette volte e avere un impatto negativo sul bambino.
A dimostrare che le dosi booster del vaccino Covid non aumentano il rischio di aborto è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati dell'Istituto HealthPartners di Minneapolis, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia del Weill Cornell Medical College di New York, del Kaiser Permanente Center for Health Research di Portland, dell'Istituto per la Ricerca Sanitaria – Kaiser Permanente, dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) di Atlanta e di atri istituti. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Elyse Kharbanda, ricercatrice senior presso il centro del Minnesota, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto uno studio di osservazione sui dati di oltre 112.000 gravidanze seguite in otto centri legati al Vaccine Safety Datalink (VSD), un database destinato alla sorveglianza delle vaccinazioni. I dati sono stati raccolti tra novembre 2021 e giugno 2022 e dalla loro analisi non è emersa alcuna correlazione statistica tra il richiamo del vaccino anti Covid e il rischio di aborto spontaneo. I vaccini presi in esame per il booster sono quelli a RNA messaggero, il Comirnaty di Pfizer – BioNtech e lo Spikevax di Moderna.
Le donne incinte coinvolte nello studio avevano un'età media di 30,6 anni e per la maggior parte erano bianche non ispaniche (31,2 percento). Durante i periodi di sorveglianza (otto in tutto) della durata di 28 giorni, oltre 11mila partecipanti hanno ricevuto una terza dose di vaccino anti Covid. Come spiegato dagli scienziati nell'abstract dello studio, la ricezione della dose di richiamo del vaccino a mRNA “non è stata associata ad aborto spontaneo in una finestra di 28 giorni (AOR, 0,94; 95% CI, 0,86-1,03)”. “I risultati – proseguono gli studiosi – sono stati coerenti quando si utilizzava una finestra di 42 giorni (AOR, 0,97; 95% CI, 0,90-1,05) e per qualsiasi richiamo COVID-19 in un periodo di 28 giorni (AOR, 0,94; 95% CI, 0.86-1.02) o di finestra di esposizione di 42 giorni (AOR, 0.96; 95% CI, 0.89-1.04).
“L'infezione da COVID durante la gravidanza aumenta il rischio di esiti negativi, ma molte persone che sono incinte o stanno pensando di rimanere incinte sono riluttanti a ricevere una dose di richiamo a causa di dubbi sulla sicurezza. I nostri dati supportano la sicurezza della vaccinazione di richiamo all'inizio della gravidanza”, ha dichiarato in un comunicato stampa la dottoressa Kharbanda. Uno studio parallelo basato sui dati di 80.000 gravidanze raccolti tra settembre 2021 e giugno 2022 ha inoltre confermato che le dosi booster durante la gravidanza non hanno aumentato “il rischio di trombocitopenia, miocardite, tromboembolia venosa, ictus ischemico o altri eventi avversi gravi entro 21 o 42 giorni dopo la vaccinazione”. Entrambe le ricerche confermano la sicurezza della vaccinazione anti Covid. I dettagli dello studio “COVID-19 Booster Vaccination in Early Pregnancy and Surveillance for Spontaneous Abortion” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica JAMA Network.