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Il nostro cervello non è fatto per restare svegli dopo la mezzanotte

L’avvertimento arriva da un team di ricerca americano che mette in guardia sui rischi associati alla veglia notturna.
A cura di Valeria Aiello
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Se sei tra chi rimane sveglio fino a tardi a commentare sui social, a mangiare un’intera vaschetta di gelato o a finire una bottiglia di vino, potresti essere tra coloro che sperimentano la cosiddetta Mind After Midnight, una condizione che, secondo un team di ricerca americano che l’ha descritta per la prima volta in un recente articolo pubblicato su Frontiers in Network Psychology, può aumentare le probabilità di vedere il mondo in modo negativo. E non solo.

Quando restiamo svegli dopo un certo orario, definito come notte circadiana biologica, ovvero quel lasso di tempo che per la maggior parte delle persone corrisponde a dopo la mezzanotte, cresce anche il rischio di assumere condotte dannose e prendere decisioni impulsive (comprese quelle associate a comportamenti di dipendenza, come il gioco d’azzardo e l’abuso di sostanze) senza pensare completamente alle conseguenze. La condizione, che al momento è soltanto teorizzata, si basa sui cambiamenti neurofisiologici che durante la notte avvengono nel nostro cervello, alternando il modo in cui interagiamo con il mondo, come le azioni relative all’elaborazione della ricompensa, al controllo degli impulsi e all’elaborazione delle informazioni.

La Mind After Midnight, la mente dopo mezzanotte: le caselle blu indicano i processi chiave / Frontiers in Network Psychology
La Mind After Midnight, la mente dopo mezzanotte: le caselle blu indicano i processi chiave / Frontiers in Network Psychology

Come detto, la Mind After Midnight è ancora un’ipotesi che dovrà essere convalidata attraverso studi di ricerca attentamente progettati, ma dalle prove ad oggi disponibili e revisionate dai ricercatori, è comunque emersa l’esistenza di un’associazione tra il rischio di avere comportamenti dannosi e la veglia notturna. Ad esempio, il professor Michael Perlis della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania e co-autore dell’ipotesi Mind After Midnight, ha dimostrato che i suicidi, ma anche gli omicidi e gli atti criminali, sono statisticamente più probabili durante le ore notturne, così come il rischio di abuso di sostanze come cannabis, alcol e oppioidi. Durante la notte, anche le nostre scelte alimentari tendono a essere malsane, poiché tendiamo a consumare più carboidrati, lipidi e alimenti trasformati e spesso consumiamo più calorie del necessario.

Ma perché tutti questi cattivi comportamenti aumentano di notte? Chiaramente, evidenziano gli studiosi, commettere un crimine quando si è nascosti dall’oscurità è molto più facile perché, ad esempio, di notte ci sono meno persone in giro. Ma secondo i ricercatori è probabile che si sia anche una base biologica. Nello specifico, la professoressa Elizabet Kleran del Dipartimento di Neurologia del Massachusetts General Hospital e autrice senior dell’articolo ha spiegato che “l’influenza circadiana sull’attività neurale del nostro cervello cambia nel corso delle 24 ore, portando a differenze nel modo in cui elaboriamo e rispondiamo agli stimoli esterni”. In particolare, l’affetto positivo, cioè la tendenza a visualizzare le informazioni sotto una luce positiva, è al suo punto più alto durante la mattina, quando le influenze circadiane sono sintonizzate sulla veglia, e al suo punto più basso durante la notte, quando le influenze circadiane sono sintonizzate sul sonno. Al contrario, l’affetto negativo, ovvero la tendenza a visualizzare le informazioni sotto una luce negativa o minacciosa, è massima di notte.

Oltre a ciò, occorre tenere anche conto del fatto che il nostro organismo produce anche più dopamina di notte, il che può alterare il nostro sistema di ricompensa e motivazione e aumentare la probabilità di intraprendere comportamenti rischiosi. Tale interpretazione distorta delle informazioni viene quindi inviata alle parti del cervello responsabili del processo decisionale, che normalmente lavorano per controllare le distrazioni emotive negative e concentrarsi sul comportamento orientato all’obiettivo. Essendo però queste parti del cervello anche soggette ai cambiamenti influenzati dal ritmo circadiano, possono compromettere il processo decisionale, il funzionamento e la definizione delle priorità. In altre parole, la nostra visione del mondo si restringe e diventa più negativa, portandoci a prendere decisioni sbagliate.

In considerazione delle implicazioni che la teoria della Mind After Midnight può avere nel mondo reale, Klerman invita la comunità scientifica a condurre nuovi studi per comprendere meglio come queste differenze circadiane influenzino il comportamento, il processo decisionale e le prestazioni lavorative durante la notte, nonché a identificare strategie che possano essere di aiuto per le persone che devono restare sveglie per lavoro, come piloti, operatori sanitari, agenti di polizia e personale militare. La ricerca potrebbe anche portare a nuove strategie per ridurre la criminalità violenta, i disturbi da uso di sostanze, i suicidi e altri comportamenti dannosi.

Ci sono milioni di persone che sono sveglie nel cuore della notte e ci sono prove abbastanza convincenti che il loro cervello non funzioni bene come durante il giorno – ha precisato Klerman – . Il mio appello è che ulteriori ricerche prendano in considerazione questo aspetto, perché la salute e sicurezza di queste persone, così come quella delle altre, ne sono influenzate”.

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