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Il carlino non deve essere più considerato un cane tipico, secondo una ricerca veterinaria

I carlini sono troppo suscettibili a seri problemi di salute e per questo, secondo uno studio britannico, non devono più essere considerati “cani tipici”
A cura di Andrea Centini
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Credit: wikipedia
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Il carlino, una delle razze canine più apprezzate, secondo un nuovo studio non dovrebbe essere più considerato un “cane tipico”. La ragione è semplice: a causa delle caratteristiche anatomiche questi cani sono maggiormente suscettibili a condizioni di salute precarie, in particolar modo a livello respiratorio e cerebrale, pertanto alcuni medici veterinaria ritengono che non dovrebbero essere più equiparati agli altri cani. Almeno dal punto di vista della salute. Si tratta di un messaggio chiaro e fortissimo contro chi seleziona, alleva e adotta i cani sulla base di rigidi requisiti estetici, non preoccupandosi minimamente dell'impatto sul benessere ma solo dell'aspetto. Le razze più colpite in assoluto sono proprio quelle definite brachicefale, cioè quelle col muso schiacciato come il carlino, il boxer e il bulldog. Per questa ragione a febbraio la Norvegia ha deciso di vietare l'allevamento di due razze di cani brachicefali, il Cavalier King Charles spaniel e il Bulldog inglese.

A indicare che i carlini non devono più essere considerati cani tipici è stato un team di ricerca britannico guidato da scienziati del dipartimento di Patobiologia e scienze della popolazione dell'autorevole The Royal Veterinary College, che hanno collaborato con i colleghi della sezione di Scienze e servizi clinici. I ricercatori, coordinati dal professor Dan G. O'Neill, docente di epidemiologia degli animali da compagnia presso l'istituto di Hatfield, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto uno studio comparativo tra la salute di oltre 4.300 carlini e quella di 22.000 cani di altre razze. Gli esemplari sono stati selezionati casualmente da un database di circa 900mila cani, tutti sottoposti a cure veterinarie nel Regno Unito.

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Incrociando i dati raccolti è emerso chiaramente che i carlini, anche se più giovani, se la passavano decisamente peggio degli altri cani. I ricercatori hanno infatti calcolato che avevano 1,86 probabilità in più di avere un problema di salute rispetto agli altri e un rischio del 57,5 percento superiore di soffrire di disturbi comuni. Tra le condizioni di salute più frequenti riscontrate nei carlini vi erano la sindrome brachicefalica ostruttiva delle vie aeree (odds ratio [OR] 53,92; IC 95% 36,22 – 80,28); le narici stenotiche (OR 51,25; IC 95% 24,93-105,37) e l'ulcerazione corneale (OR 13,01; IC 95% 10,50-16,11). Curiosamente, i ricercatori hanno rilevato che questi cani avevano anche un rischio ridotto di altri disturbi, come il soffio al cuore (OR 0.23; 95% 0.13 – 0.14), il lipoma (OR 0.24; 95% CI 0.11 – 0.55) e il comportamento aggressivo (OR 0.31; 95% CI 0.21 – 0.47). Nonostante ciò, dal quadro complessivo è emerso che moltissimi carlini soffrivano di gravi e invalidanti problemi di salute, tutti legati all'anatomia stravolta dalla selezione artificiale.

“Ora sappiamo che diversi gravi problemi di salute sono legati alla forma estrema del corpo dei carlini che molti umani trovano così graziosa”, ha dichiarato alla BBC il dottor Dan O'Neill. “Il problema è che hai un cane con un cranio più piccolo, ma nient'altro nel cane è diventato ugualmente più piccolo. Il cervello è schiacciato in una scatola troppo piccola, così come altri tessuti molli sono schiacciati in uno spazio più piccolo”, gli ha fatto eco il dottor Myfanwy Hill, un veterinario dell'Università di Cambridge. Per i carlini è come dover “respirare attraverso una cannuccia molto stretta”, ha aggiunto l'esperto, una condizione che provoca sofferenza e significative difficoltà respiratorie. Per tutte queste ragioni il dottor O'Neill sottolinea che quando si decide di prendere un cane è importante concentrarsi sul suo benessere e non sui capricci estetici. “Mentre permangono queste caratteristiche estreme e malsane, continueremo a raccomandare vivamente ai potenziali proprietari di non acquistare razze brachicefale come i carlini”, ha invece chiosato la professoressa Justine Shotton, presidente della British Veterinary Association.

La speranza di molti, come dimostra anche la recente vicenda in Norvegia, è che venga messa al più presto la parola fine agli allevamenti delle razze brachicefale, molto spesso condannate a una vita di sofferenza e dolore per soddisfare vanità e ridicole pretese estetiche. I dettagli della ricerca “Health of Pug dogs in the UK: disorder predispositions and protections” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Canine Medicine and Genetics.

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