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I misteriosi laghi salati scoperti sotto Marte sarebbero tutt’altro, secondo uno studio

Un team di ricerca internazionale ha “smontato” la scoperta dei laghi salati sotto il polo sud di Marte. Ecco di cosa si tratterebbe.
A cura di Andrea Centini
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Il polo sud marziano. Credit: ESA/DLR/FU Berlin
Il polo sud marziano. Credit: ESA/DLR/FU Berlin

Nell'estate del 2018 fecero il giro del mondo i risultati di uno studio italiano che identificò la presenza di acqua liquida sotto la superficie di Marte, nello specifico sotto la calotta glaciale del polo meridionale. Analizzando i segnali catturati dallo strumento Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding (MARSIS) equipaggiato sulla sonda Mars Express dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), il team guidato da scienziati dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) determinò che a circa 1,5 chilometri dalla superficie c'era un vero e proprio lago sotterraneo. La riflettività del segnale intercettato dal MARSIS era infatti associabile a un grande bacino d'acqua molto salata, che non sarebbe congelata a una temperatura sotto lo 0. Poiché l'acqua è il primo posto dove cercare la vita e poiché questo presunto bacino sotterraneo non era esposto all'effetto letale dei raggi cosmici, si pensò anche che potesse essere il luogo ideale per cercare microorganismi sul Pianeta Rosso. Ora i risultati sensazionali di questo studio – e di altri che hanno rilevato ulteriori laghi sotterranei, una vera e propria rete – sono stati messi profondamente in discussione da una nuova ricerca. Il segnale della riflettività, infatti, non sarebbe prodotto da acqua liquida, bensì da semplice roccia vulcanica, oppure da una sorta di argilla congelata derivata da rocce erose in passato.

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A determinare che sotto la calotta glaciale del polo sud marziano non ci sono laghi sotterranei ma solo rocce vulcaniche è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università del Texas di Austin, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Università Grenoble Alpes, CNRS, IGE e IPAG. I ricercatori, coordinati dal dottor Cyril Grima, scienziato planetario presso l'Istituto di Geofisica dell'ateneo statunitense, sono giunti alle loro conclusioni partendo dal presupposto che Marte è troppo freddo per supportare bacini di acqua liquida così vicini alla superficie. “Affinché l'acqua sia sostenuta così vicino alla superficie, è necessario che vi sia un ambiente molto salato e una forte fonte di calore generata localmente, ma ciò non corrisponde a ciò che sappiamo di questa regione”, ha dichiarato il dottor Grima in un comunicato stampa.

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Per dimostrare che il segnale intercettato dai ricercatori italiani non fosse legato ad acqua liquida ma ad altro hanno realizzato una peculiare simulazione, ricoprendo virtualmente l'intero Marte di ghiaccio con uno strato spesso circa 1,5 chilometri. Successivamente, basandosi sui dati raccolti per 3 anni dal radar MARSIS, hanno analizzato i segnali delle “macchie riflettenti” come quelli associati ai laghi sotterranei, identificandoli a tutte le latitudini del pianeta. Il dottor Grima e i colleghi hanno così scoperto che si abbinavano perfettamente alle pianure vulcaniche della reale geologia marziana. In parole semplici, i segnali captati dal MARSIS non sarebbero dovuti a bacini sotterranei, ma a semplici depositi di roccia lavica.

Marte virtualmente ricoperto di ghiaccio. Credit: Cyril Grima
Marte virtualmente ricoperto di ghiaccio. Credit: Cyril Grima

Nel 2021 il geofisico Isaac Smith dell'Università di York ha scoperto che le argille sulla Terra riflettono il segnale radar in un modo non dissimile dai presunti laghi salati sotterranei. L'ipotesi, dunque, è che sotto la calotta glaciale non ci siano bacini d'acqua, bensì rocce vulcaniche o argille congelate derivate dell'erosione. Naturalmente sono tutte teorie e solo con avanzate missioni ad hoc scopriremo cosa si nasconde davvero sotto la superficie del Pianeta Rosso. Del resto stiamo studiando un pianeta lontano basandoci sui segnali captati da sonde in orbita. I dettagli della ricerca “The Basal Detectability of an Ice-Covered Mars by MARSIS” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters.

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