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I fertilizzanti possono trasferire l’uranio nelle falde acquifere, secondo uno studio

Il nitrato presente nei fertilizzanti e in altri prodotti è in grado di trasferire l’uranio presente naturalmente nel sottosuolo nelle falde acquifere, con potenziali rischi per la salute.
A cura di Andrea Centini
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Il nitrato, un composto chimico comune nei fertilizzanti, è in grado di strappare l'uranio naturalmente contenuto nel sottosuolo e trasferirlo alle falde acquifere. Il processo era stato già teorizzato in uno studio pubblicato nel 2015 sulla rivista Environmental Science and Technology Letters, ma grazie a una nuova ricerca condotta in laboratorio gli scienziati hanno potuto confermare il significativo coinvolgimento del composto. Il problema può essere rilevante soprattutto per le comunità che fanno affidamento sull'acqua estratta dal sottosuolo per sostenersi, come avviene in molte aree del Nebraska, dove in diverse falde acquifere sono stati trovati livelli di uranio sensibilmente superiori a quelli raccomandati dalla U.S. Environmental Protection Agency (EPA). Nello studio del 2015, ad esempio, in un caso furono identificate concentrazioni di uranio circa 90 volte superiori alla soglia di sicurezza fissata dell'agenzia statunitense (30 microgrammi per Litro)

A determinare che il nitrato presente nei fertilizzanti e in altri prodotti può favorire il discioglimento dell'uranio nelle falde acquifere è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati dell'Università del Nebraska-Lincoln, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dello US Geological Survey, della Divisione Idrologia Ambientale dell'Istituto Nazionale di Idrologia del National Accelerator Laboratory e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Karrie Weber, docente presso la Scuola di Scienze Biologiche e il Dipartimento di Scienze della Terra dell'ateneo di Lincoln, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver estratto due cilindri di sedimenti nei pressi di una falda acquifera di Alda, una località del Nebraska. È un sito noto per contenere tracce naturali di uranio.

Gli scienziati, dopo aver sigillato attentamene le “carote” di materiale composto da fango e sabbia, una volta in laboratorio hanno fatto passare attraverso di esse dell'acqua alla stessa velocità dei flussi sotterranei. Hanno usato acqua pura, acqua contenente nitrato e acqua con nitrato ma arricchita da un inibitore, in grado di bloccare l'attività dei microorganismi che vivono nel sottosuolo. Dai risultati è emerso che l'acqua inquinata dal nitrato era in grado di strappare circa l'85 percento dell'uranio naturale presente nel sedimento, contro il 55 percento dell'acqua priva di nitrato e del 60 percento dell'acqua contenente l'inibitore microbico. Gli scienziati hanno determinato che il nitrato presente nei fertilizzanti e altri composti con l'aiuto dei batteri che vivono nel sottosuolo viene trasformato in nitrito, che a sua volta è in grado di trasformare l'uranio (un minerale solido) in una soluzione acquosa che può fluire fino alle falde acquifere.

“La maggior parte del Nebraska fa affidamento sulle acque sotterranee per l'acqua potabile. A Lincoln, ci facciamo affidamento. Molte comunità rurali fanno affidamento sulle acque sotterranee. Quindi, quando si hanno alte concentrazioni (di uranio), questo diventa un potenziale problema”, ha dichiarato la professoressa Weber. Concentrazioni di uranio superiori a quelle raccomandate dai principali enti sanitari possono, ad esempio, possono provocare danni significativi ai reni, soprattutto se assunto quotidianamente attraverso l'acqua. Naturalmente stiamo parlando di uranio naturale e non dell'uranio radioattivo presente ad esempio nelle scorie nucleari. I dettagli della ricerca “Nitrate-Stimulated Release of Naturally Occurring Sedimentary Uranium” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology.

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