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Covid 19

Farmaci antistaminici eliminano quasi totalmente i sintomi in pazienti con Long Covid

Ad oggi non esistono cure per i pazienti affetti da Long Covid, i sintomi persistenti dell’infezione, tuttavia un aiuto potrebbe arrivare dagli antistaminici.
A cura di Andrea Centini
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I farmaci antistaminici hanno risolto quasi totalmente i sintomi di due pazienti affetti da Long Covid, dunque potrebbero rappresentare una potenziale soluzione per milioni di persone. In molti dei contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2, infatti, i problemi di salute non si esauriscono con la negativizzazione, ma possono durare per mesi – o addirittura anni – a causa di una condizione chiamata appunto Long Covid, conosciuta anche come sindrome post-COVID-19 o PASC (acronimo inglese di Postacute sequelae of SARS-Co-V 2 infection). Sintomi come affaticamento, problemi respiratori, dolore toracico, nebbia mentale, dolori muscolari e articolari, eruzioni cutanee e molti altri possono restare a lungo, con un impatto significativo sulla qualità della vita. In molti, ad esempio, non riescono più a tornare a lavoro, con tutte le conseguenze psicologiche e sociali che ciò comporta. Purtroppo ad oggi non esiste una cura per la sindrome post-COVID-19, ma una potenziale soluzione potrebbe arrivare da comunissimi farmaci da banco: i sopracitati antistaminici.

A rilevarlo vi è un significativo case report descritto da scienziati dell'Università della California di Irvine (UCI), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Biostatistica e Scienze della Salute dell'Università dell'Indiana, della Facoltà di Infermieria dell'Università di Miami e del College di Medicina della Mayo Clinic. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Melissa D. Pinto, docente presso la Scuola di Infermieria Irvine Sue and Bill Gross dell'ateneo californiano, hanno analizzato i casi di due donne di circa mezza età colpite da Long Covid. La prima, un'operatrice sanitaria, fu contagiata a gennaio 2020, ancor prima che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) decretasse lo stato di emergenza pandemica. La fase acuta dell'infezione le durò poco meno di un mese, ma diversi sintomi rimasero molto a lungo. Tra essi grave affaticamento, intolleranza all'esercizio fisico, dolore toracico, mal di testa, eruzioni cutanee e lividi, come specificato in un comunicato stampa dell'UCI dalla professoressa Pinto. Tuttavia, da quando a giugno 2020 iniziò ad assumere un antistaminico contro un'allergia al formaggio, la difenidramina, i suoi sintomi della Long COVID sono improvvisamente migliorati. Grazie al supporto del suo medico ha regolato il dosaggio ideale passando a un altro farmaco, 50 milligrammi di idrossizina pamoato. Grazie a questo trattamento è riuscita a tornare a lavoro e i suoi sintomi sono quasi del tutto scomparsi, arrivando a una condizione pari al 90 percento di quella antecedente al contagio.

La seconda storia è molto simile alla prima. Riguarda un'altra paziente, un'insegnante, che dopo l'infezione ha sviluppato dolori articolari e addominali, difficoltà di concentrazione, tachicardia ed eruzioni cutanee note come “dita dei piedi COVID”. La donna assumeva da anni antistaminici per tenere a bada le sue allergie stagionali, ma un giorno ha deciso di passare dalla fexofenadina a 25 milligrammi di difenidramina, riscontrando anch'essa un improvviso e significativo miglioramento dei sintomi post Covid. Con l'aiuto del suo medico ha ricevuto la prescrizione di due distinti antistaminici e oggi ha recuperato il 95 percento delle sue condizioni.

Naturalmente due casi non fanno statistica e sono necessari approfonditi studi clinici per determinare la reale efficacia degli antistaminici, tuttavia, poiché al momento non esistono cure contro la Long COVID, gli autori dello studio sottolineano che i pazienti con i rispettivi medici curanti (mai in autonomia) dovrebbero vagliare questa opzione. “La maggior parte dei pazienti ci dice che i fornitori (di farmaci NDR) non hanno raccomandato nulla che abbia aiutato. Se i pazienti desiderano provare gli antistaminici da banco, li esorto a farlo sotto controllo medico. E poiché i fornitori potrebbero non essere a conoscenza di nuovi potenziali trattamenti, incoraggerei i pazienti a essere attivi nelle loro cure e prendere in considerazione la possibilità di portare ricerche e casi clinici come il nostro agli appuntamenti con i fornitori in modo che possano aiutare a creare un regime che funzioni”, ha dichiarato la professoressa Pinto. “I prossimi passi per questa ricerca sul trattamento antistaminico consistono nel condurre studi ad ampio raggio al fine di valutare l'efficacia e sviluppare schemi di dosaggio per le linee guida della pratica clinica”, ha aggiunto la scienziata.

In precedenza lo studio “Long COVID following mild SARS-CoV-2 infection: characteristic T cell alterations and response to antihistamines” condotto su una cinquantina di pazienti aveva rilevato che il 70 percento dei pazienti con sindrome post-COVID trattati con antistaminici aveva avuto miglioramenti dei sintomi. I dettagli del case report “Antihistamines for Postacute Sequelae of SARS-CoV-2 Infection” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Journal for Nurse Practitioners.

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