Eruzione solare colpisce Terra, Luna e Marte contemporaneamente: fenomeno mai visto prima, i rischi
Per la prima volta è stata osservata un'eruzione solare talmente vasta che la radiazione sprigionata ha colpito contemporaneamente la Luna, la Terra e Marte. È un evento significativo perché il flusso di vento solare si è aperto a ventaglio e ha colpito i due pianeti che si trovavano opposti rispetto al Sole, a 250 milioni di chilometri di distanza. Il fenomeno si è verificato il 28 ottobre 2021 a causa di un'espulsione di massa coronale o CME, una violentissima eruzione – paragonabile all'esplosione di milioni di bombe atomiche – che espelle nello spazio attorno alla stella il materiale coronale. Più è veloce ed energetico il flusso di particelle cariche elettricamente (plasma), maggiori sono i rischi di tempeste geomagnetiche devastanti sulla Terra; una di classe G5 come il famigerato evento di Carrington del 1859 probabilmente ci rispedirebbe in un “medioevo tecnologico” per settimane o mesi.
La Terra è fortunatamente protetta da un robusto campo magnetico che respinge la maggior parte delle particelle cosmiche e solari dannose, mentre la Luna e Marte non ne hanno uno; ciò espone gli astronauti in orbita attorno ad essi o sulla superfici a potenziali ondate mortali di radiazioni. Poiché la riconquista della Luna con il programma Artemis della NASA e l'approdo sul Pianeta Rosso entro il la metà degli anni'30 sono attualmente i più ambiziosi progetti di esplorazione spaziale, comprendere a fondo fenomeni come quello del 28 ottobre 2021 sarà preziosissimo per tutelare la salute dei nostri pionieri. In base a quanto indicato dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA), un'esposizione di 10 gray – l'unità di misura relativa alla dose assorbita di radiazioni – è sufficiente per un uccidere un uomo entro due settimane, mentre 700 milligray possono scatenare la sindrome da radiazioni che devasta il midollo osseo, aumentando il rischio di infezioni, emorragie interne e cancro. Si ritiene che molti soldati russi che hanno occupato la zona contaminata attorno alla centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina abbiano sviluppato questa condizione.
La radiazione solare espulsa dalla CME del 28 ottobre 2021 è stata captata di diversi satelliti, rover e orbiter, che hanno permesso di misurarne l'energia attorno e sui vari corpi celesti coinvolti. Ad esempio, il Lunar Reconnaissance Orbiter della NASA ha misurato solo 31 milligray in orbita attorno alla Luna; l'orbiter ExoMars TGO ha misurato 9 milligray attorno al Pianeta Rosso; il rover Curiosity sulla superficie marziana ha captato 0,3 miligray; il rover cinese Chang'e-4 ha rilevato 17 milligray sulla superficie della faccia nascosta della Luna; mentre il satellite tedesco Eu:CROPIS Earth orbiter ha registrato 10 milligray in orbita attorno alla Terra. A calcolare le dosi di radiazioni è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Deep Space Exploration Laboratory dell'Università della Scienza e dela Tecnologia della Cina, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Università del New Hampshire (USA), del Southwest Research Institute di Boulder e di altri istituti.
Quello che interessa di più delle misurazioni raccolte dal professor Jingnan Guo e colleghi non è tanto l'energia rilevata – i fenomeni solari, del resto, non sono tutti uguali – quanto la risposta dei vari ambienti alla radiazione solare e le differenze, proprio alla luce delle prossime missioni spaziali di lunga durata. È interessante notare che a causa di un intenso brillamento verificatosi nel 1972, sulla superficie della Luna si registrarono ben 10 gray, la dose mortale (fortunatamente l'evento si verificò tra le missioni Apollo 16 e 17). “I nostri calcoli sugli eventi passati di ground level enhancement mostrano che in media un evento ogni 5,5 anni potrebbe aver superato il livello di dose sicura sulla Luna senza alcuna protezione dalle radiazioni. Comprendere questi eventi è fondamentale per le future missioni con equipaggio sulla superficie della Luna”, ha dichiarato il professor Guo.
L'esposizione alle radiazioni mortali rappresenta uno dei rischi principali delle future missioni nello spazio e sarà fondamentale proteggere nel modo migliore possibile gli astronauti; proprio per questo durante la missione Artemis 1 la NASA ha testato dei particolari giubbotti anti radiazioni. I dettagli della ricerca “The First Ground Level Enhancement Seen on Three Planetary Surfaces: Earth, Moon, and Mars” sono stati pubblicati sulla rivista Geophysical Research Letters.