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Era un neonato il paziente deceduto per Febbre di Lassa nel Regno Unito

La BBC ha comunicato che la persona deceduta a causa del virus di Lassa nel Regno Unito era un neonato. Un suo famigliare è ricoverato, un altro è guarito.
A cura di Andrea Centini
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Virus Lassa su cellule. Credit: NIAID
Virus Lassa su cellule. Credit: NIAID

Il paziente deceduto nei giorni scorsi nel Regno Unito a causa della Febbre di Lassa era un neonato. Lo ha confermato la BBC, che ha potuto anche visionare una mail diretta al personale del Cambridge University Hospitals NHS Trust, uno dei nosocomi coinvolti in questo drammatico evento. Tutto è iniziato lo scorso 11 febbraio, quando l'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA) ha pubblicato un rapporto relativo alla diagnosi sul suolo nazionale di tre casi di Febbre di Lassa, una febbre emorragica (Fev) provocata da un arenavirus – il virus Lassa (Lassa mammarenavirus) o LASV – “cugino” del virus Ebola. Sin dal primo documento ufficiale era stato annunciato un decesso, ma senza riportare l'età del paziente. Ora è noto che a perdere la vita è stato un bimbo nato di recente.

I tre contagiati dal virus Lassa fanno tutti parte dello stesso nucleo famigliare, rientrato da poco da un viaggio in Africa occidentale. In quest'area del continente la Febbre di Lassa è endemica e contagia fino a 300mila persone all'anno, delle quali circa cinquemila perdono la vita. La malattia è una zoonosi trasmessa dal contatto con fluidi corporei come feci, urina, saliva e vomito di roditori infettati. La principale specie serbatoio è il ratto multimammato (Mastomys natalensis), ma sono coinvolti anche il topo pigmeo (Mus baoulei) e il Mastomys erythroleucus. Questi roditori si trovano comunemente nelle abitazioni delle aree in cui la patologia è diffusa, incrementando il rischio di contagi. È possibile anche la trasmissione tra uomo e uomo, come specificato dall'Istituto Superiore di Sanità: “In alcuni casi, dopo la trasmissione accidentale, può avvenire la trasmissione da uomo a uomo, per contatto diretto con sangue, tessuti, secrezioni o escreti di persone infette, soprattutto in ambito familiare e nosocomiale”. I Manuali MSD per operatori sanitari indicano che la trasmissione in ospedale è comune dove mancano i dispositivi di protezione individuale come mascherine, guanti e visiere.

Non è noto se i tre pazienti positivi scoperti nel Regno Unito siano stati tutti contagiati dal contatto con escreti di un roditore, oppure se ne sia stato infettato soltanto uno che poi ha trasmesso l'infezione ai famigliari. Una volta diagnosticata la positività al virus Lassa – che nel Regno Unito non veniva rilevata da oltre 10 anni – l'UKHSA ha avviato il tracciamento dei contatti disponendo l'isolamento di quelli stretti. “I colleghi identificati attraverso il nostro esercizio di tracciamento dei contatti sono stati tenuti a seguire un periodo di isolamento precauzionale di 14 giorni e non avere contatti con i pazienti per 21 giorni”, si legge nella mail dell'Addenbrooke's Hospital di Cambridge visionata dalla BBC. Iniziative analoghe sono state intraprese anche presso il Luton and Dunstable Hospital, dove è deceduto il piccolo. Qui l'unità neonatale è stata chiusa per precauzione e non verranno accettati nuovi ricoveri per un certo periodo di tempo. L'Addenbrooke's Hospital di Cambridge ha invece dovuto chiudere l'unità di terapia intensiva. L'isolamento di numerosi medici e infermieri ha naturalmente un impatto sull'operatività degli ospedali coinvolti.

Nonostante le misure di sicurezza significative, fortunatamente, non è stato rilevato alcun contagiato al di fuori del nucleo famigliare rientrato dall'Africa – le precauzioni anti Covid hanno sicuramente ridotto le probabilità di infezione – e gli esperti confermano che il rischio per la salute pubblica è basso. “Vogliamo assicurarvi che i casi di febbre di Lassa sono rari nel Regno Unito e non si diffondono facilmente tra le persone. Il rischio complessivo per il personale sanitario e gli altri pazienti è molto basso”, si legge nella missiva indirizzata al personale del nosocomio. Anche l'UKHSA, in un aggiornamento datato 16 febbraio, ha indicato che il rischio per la popolazione rimane molto basso. La speranza è che uno dei due contagiati ancora ricoverati presso il Royal Free London NHS Foundation Trust possa riprendersi al più presto. L'altro paziente è stato dichiarato guarito.

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