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Cambiamenti climatici

Entro il 2060 rischia di sparire il 30% degli orsi polari: l’allarme del WWF

Nella Giornata Internazionale dell’Orso Polare il WWF ci ricorda quanto la specie sia minacciata dai cambiamenti climatici. Il 30% degli esemplari potrebbe sparire in 35 anni, ma il plantigrado rischia l’estinzione entro il 2100.
A cura di Andrea Centini
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Il 27 febbraio si celebra la Giornata Mondiale dell'Orso Polare, il più grande predatore terrestre e simbolo delle specie minacciate dai cambiamenti climatici. L'habitat naturale del maestoso plantigrado, quasi completamente compreso nel circolo polare artico, è infatti sottoposto a un intenso processo di disgregazione a causa del riscaldamento globale, che scioglie i ghiacci a un ritmo spaventoso. Secondo i dati citati dal WWF in un comunicato stampa, infatti, ogni dieci anni scompare il 13 percento del ghiaccio marino artico, fondamentale per la sopravvivenza dell'orso polare (Urusus maritimus). Non c'è da stupirsi che la specie sia considerata tra le più minacciate in assoluto dalle emissioni di CO2 (anidride carbonica), il principale dei gas a effetto serra di origine antropica. Negli ultimi quattro decenni sono andati perduti circa 2 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio marino artico ed entro il 2050 potrebbe sparire del tutto durante il periodo estivo.

Il WWF sottolinea che qualora lo scioglimento del ghiaccio dovesse proseguire con questo trend, si stima che entro 35 anni (ovvero prima del 2060) circa il 30 percento della popolazione di questa specie rischia di sparire. Poiché attualmente vivono tra i 22.000 e i 31.000 esemplari in natura, entro pochi decenni potrebbero esserci tra i 7mila e i 10mila orsi polari in meno. Ma lo scenario tratteggiato da un gruppo di ricerca internazionale guidato da esperti dell'Università di Toronto – Scarborough è ancora peggiore, dato che prevede l'estinzione della specie entro la fine del secolo. Nell'articolo “Fasting season length sets temporal limits for global polar bear persistence” pubblicato su Nature Climate Change gli scienziati hanno determinato che, in uno scenario di riscaldamento globale di + 3,3° C oltre la media preindustriale, per gli orsi non ci sarebbero più risorse sufficienti per sostenere il fabbisogno energetico dei piccoli, condannando di fatto la specie all'estinzione.

Senza ghiaccio marino, del resto, gli orsi polari sono costretti a nuotare sempre più a lungo e più lontano per raggiungere le residue piattaforme ghiacciate dove cacciare le prede (principalmente foche). Vi giungono stanchi ed emaciati, con poche riserve di grasso, insufficienti a permettere anche l'allevamento di un solo piccolo. In primavera, quando c'è più abbondanza di foche, gli orsi sono invece costretti a restare più tempo sulla terraferma, proprio a causa della mancanza di ghiaccio marino. Le difficoltà a raggiungere altri esemplari stanno anche catalizzando la consanguineità, con tutti i pericoli che comporta in termini di variabilità genetica. Le femmine hanno anche maggiori difficoltà a trovare tane adatte dove allevare i piccoli che ancora riescono a far nascere, a causa di un ambiente sempre più ostile dove sopravvivere. Per questo molti orsi polari hanno iniziato a vagabondare sempre di più verso le terre interne, con incursioni nei villaggi a ridosso del circolo polare artico.

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Emblematico il caso di Ittoqqortoormiit, un paese della Groenlandia orientale, dove il WWF ha stanziato varie pattuglie per mantenere al sicuro gli abitanti dalle incursioni dei grandi predatori, attirati ad esempio dalla spazzatura. Il WWF sottolinea che dal 2015 sono stati allontanati ben 75 orsi, un numero che in futuro crescerà sensibilmente, di pari passo con la scomparsa del ghiaccio. E non è solo lo scioglimento delle piattaforme di ghiaccio a minacciare questi meravigliosi animali. Estrazioni petrolifere e di gas, diffusione di pesticidi e altre sostanze tossiche sono tutti fattori che possono compromettere ulteriormente sia la loro salute che il fragilissimo habitat, avvicinando i plantigradi alla scomparsa.

Fortunatamente le notizie sugli orsi polari non sono sempre negative. Nel 2018, ad esempio fu scoperta una popolazione sconosciuta e in piena salute nella zona del Mare dei Ciukci, tra l'Alaska e la Siberia. Gli scienziati osservarono oltre 3mila esemplari, ben nutriti e con un buon tasso di riproduzione. Un barlume di speranza nell'oceano di notizie negative sul tasso di scioglimento dei ghiacci e l'impatto del riscaldamento globale sui poli, che risulta più che doppio rispetto alle altre aree della Terra.

L'orso polare è attualmente classificato come vulnerabile (codice VU) nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), sempre più vicino al pericolo di estinzione, ma possiamo ancora salvare questa e altre meravigliose specie, oltre ce noi stessi, tagliando in modo netto e rapido emissioni di gas serra e consumi.

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