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Due foto “segrete” del telescopio spaziale James Webb mostrano Giove e le sue lune

Oltre alle prime storiche immagini rivelate dall’osservatorio spaziale, il team della NASA ha anche rilasciato due foto inedite del gigante gassoso e di tre delle sue lune.
A cura di Valeria Aiello
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Le immagini di Giove nascoste in un documento sui test del telescopio / NASA, ESA, CSA e STScI.
Le immagini di Giove nascoste in un documento sui test del telescopio / NASA, ESA, CSA e STScI.

All’indomani dell’incredibile serie di immagini svelata a 24 ore dalla prima e più profonda foto dell’Universo, il team del telescopio spaziale James Webb ha anche rilasciato due immagini inedite di Giove e tre delle sue lune. Si scopre che facevano parte di un test, per assicurarsi che il più complesso e potente telescopio mai costruito potesse tracciare oggetti in rapido movimento nel Sistema solare. Giove è stato il più lento, ma anche il più grande e spettacolare dei nove bersagli mobili utilizzati per il test, e ha dimostrato che il James Webb è persino più efficace del previsto, una vera e propria meraviglia dei tempi moderni.

Le foto inedite di Giove scattate dal James Webb

Le immagini sono pubblicate nel rapporto di messa in servizio del telescopio e indicano le sue effettive prestazioni scientifiche, che saranno estremamente utili per studiare asteroidi e meteoriti vicino alla Terra, e persino oggetti interstellari. In particolare, le due immagini, mostrate di seguito nel dettaglio, mostrano Giove, i suoi anelli e tre delle sue  lune: Europa, Tebe e Metis. Nell’immagine di sinistra si può anche apprezzare l’ombra di Europa, proprio accanto alla tumultuosa e famigerata Grande Macchia Rossa del pianeta.

A sinistra, immagine a lunghezza d'onda corta ottenuta dalla NIRCam con filtro F212N (2,12 µm); a destra, immagine a lunghezza d'onda lunga NIRCam con filtro F323N (3,23 µm) / NASA, ESA, CSA e STScI.
A sinistra, immagine a lunghezza d'onda corta ottenuta dalla NIRCam con filtro F212N (2,12 µm); a destra, immagine a lunghezza d'onda lunga NIRCam con filtro F323N (3,23 µm) / NASA, ESA, CSA e STScI.

Entrambe sono state scattate dalla NIRCam (Near-Infrared Camera), la fotocamera nel vicino infrarosso del telescopio, utilizzando due filtri diversi che evidenziano lunghezze d’onda separate della luce. L’immagine a sinistra (F212N) è stata ottenuta utilizzando un filtro per le lunghezze d’onda più corte (2.12 µm) mentre a quella di destra (F323N) è stato applicato un filtro che evidenzia le lunghezze d’onda lunghe della luce (3.23 µm). Il tempo di esposizione è stato di 75 secondi.

Il test ha permesso di accertare l’impiego del James Webb per fotografare dettagli come lune e anelli attorno a un pianeta luminoso come Giove. “Osservare un pianeta luminoso, i suoi satelliti e anelli doveva essere impegnativo, a causa della luce diffusa che può influenzare lo strumento scientifico impiegato, mentre il sensore deve tracciare le stelle guida vicino al pianeta luminoso” si legge nel rapporto.

Come spiegato da Carl Starr, Mission Operations Manager di Webb per il James Webb Space Telescope, per ottenere le immagini è stato applicato un “coronografo”, uno strumento ottico che riduce al minimo la luce diffusa da un oggetto luminoso, consentendo di osservare ciò che lo circonda. Così, riporta Space.com, Giove appare improvvisamente più scuro ed è possibile apprezzare le sue lune e i suoi deboli anelli.

Come detto, le due immagini sono le ultime di una raccolta di foto inedite scattate come parte del processo di allineamento e calibrazione del telescopio. “Queste osservazioni hanno verificato l’aspettativa che l’acquisizione della stella guida funzioni con successo fintanto che Giove si trova ad almeno 140” di distanza dall’FGS, coerentemente con la modellazione pre-volo” precisa il rapporto.

Il risultato chiave di sei mesi di messa in servizio è questo: il telescopio spaziale James Webb è pienamente in grado di realizzare le scoperte per le quali è stato costruito. JWST è stato concepito ‘per consentire scoperte fondamentali nella nostra comprensione della formazione e dell'evoluzione di galassie, stelle e sistemi planetari’- scrivono gli autori nella relazione – .Ora sappiamo con certezza che lo farà”.

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