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Cristalli mai visti scoperti nella polvere del meteoroide di Chelyabinsk che esplose sulla Russia

Un team di ricerca ha scoperto dei cristalli mai osservati prima nella polvere rilasciata dal meteoroide di Chelyabinsk, esploso sulla Russia nel 2013.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Taskaev
Credit: Taskaev

Cristalli mai visti prima sono stati scoperti nella polvere rilasciata dal meteoroide di Chelyabinsk, il “sasso spaziale” che esplose nei cieli della Russia nel 2013. Alle 09:13 ora locale del 15 febbraio il cielo si illuminò all'improvviso a causa dell'impatto con l'atmosfera terrestre; l'esplosione dell'oggetto, lungo poco meno di 20 metri e con una massa di circa 10mila tonnellate, si verificò a oltre 23 chilometri di quota e sprigionò un'energia decine di volte superiore a quella provocata dalla bomba atomica di Hiroshima. L'evento generò una violentissima onda d'urto che provocò il ferimento di 1.200 persone e danni in un'area molto vasta. Fortunatamente la distruzione aerea del meteoroide evitò l'impatto col suolo, che avrebbe avuto conseguenze sensibilmente più drammatiche. Durante questo processo di ablazione si generò polvere che gli scienziati riuscirono a raccogliere grazie a circostanze favorevoli. Proprio in essa sono stati identificati i cristalli mai visti prima.

A scoprire i nuovi cristalli, a base di carbonio, è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati russi dell'Università statale di Chelyabinsk e dell'Università Nazionale di Scienza e Tecnologia “MISIS” di Mosca, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della società TU Darmstadt (Germania), dell'Istituto petrolifero statale di Almetyevsk e degli enti SSAI, GSFC e NASA (Stati Uniti). Gli scienziati, coordinati dal professor Sergey Taskaev, ricercatore presso il Dipartimento di Fisica dell'ateneo russo, come indicato sono riusciti a raccogliere la polvere del meteoroide di Chelyabinsk grazie a condizioni fortunate. La nube di polveri rilasciate dall'ablazione di corpi celesti, infatti, normalmente viene spazzata via dal vento o comunque si disperde in acqua o viene contaminata dall'ambiente; in questo caso, a causa dell'intensità dell'evento, il superbolide più potente del XXI secolo, le polveri rimasero sospese nell'aria per quattro giorni e una parte di esse fu raccolta e depositata al suolo attraverso la neve.

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I ricercatori hanno analizzato i campioni raccolti raccolti sia al microscopio ottico che a quello elettronico, scoprendo cristalli di carbonio ma visti prima. I microcristalli, di dimensioni variabili (nell'ambito dei micrometri), si presentavano in due forme principali: a conchiglia ed esagonale arrotondata, come spiegato da LiveScience. Analisi con i raggi X hanno permesso di rilevare che si trattava di cristalli di grafite (atomi sovrapposti di carbonio) organizzati in nanocluster. Secondo gli scienziati, tra i principali candidati vi sono il buckminsterfullerene (C60) e il poliesacicloottadecano (C18H12). Il meccanismo di formazione di questi peculiari cristalli non è noto, tuttavia si ritiene che siano state proprio le condizioni eccezionali dell'ablazione (a temperature e pressioni estreme) a generarli. I dettagli della ricerca “Exotic carbon microcrystals in meteoritic dust of the Chelyabinsk superbolide: experimental investigations and theoretical scenarios of their formation” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata The European Physical Journal Plus.

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