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Cos’è la nuova variante Covid soprannominata Arturo, la forma ricombinante che preoccupa l’India

Combinazione di due varianti Omicron, è identificata dalla sigla XBB.1.16 e sta circolando soprattutto nello stato indiano del Maharashtra, dove le autorità temono un nuovo aumento dei contagi.
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A cura di Valeria Aiello
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Una nuova variante del coronavirus Sars-Cov-2, soprannominata Arturo (Arturus) ed identificata dalla sigla XBB.1.16, sta circolando soprattutto nello stato indiano del Maharashtra, dove le autorità temono che un nuovo aumento dei contagi possa mandare nuovamente in sofferenza gli ospedali. La nuova versione del virus, segnalata per la prima volta nel gennaio 2023, è stata registrata anche in altri quattro stati dell’India che, nel complesso, mostra il 49% delle sequenze di XBB.1.16 finora caricate sul database globale GISAID. Secondo gli esperti, l’impennata di infezioni legate a questa variante, che ha rapidamente sostituito le precedenti nelle aree in cui si è diffusa, non dovrebbe comunque causare ondate di Covid paragonabili a quella che nel gennaio 2022 ha travolto il Paese asiatico.

Cosa sappiamo della variante XBB.1.16

La nuova variante XBB.1.16, finora definita la più contagiosa in India, è una forma virale nata dalla ricombinazione di due versioni di Omicron, la cui rapida diffusione sembra suggerire la spiccata capacità di sfuggire agli anticorpi indotti da infezioni causate da varianti precedenti. I dati dell’INSACOG, la rete indiana di laboratori per il sequenziamento del genoma del coronavirus Sars-Cov-2, indicano che la maggior parte degli isolati di XBB.1.16 proviene dal Maharashtra e che gran parte dei casi sono stati rilevati poche settimane fa. L’India non è però l’unico Paese dove questa nuova variante si è diffusa. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il primo caso è stato identificato in Cina e, al momento, almeno altri 17 Paesi, tra cui Canada e Singapore, sono sotto osservazione.

La nuova forma virale non sembra comunque causare forme più gravi di malattia: al momento, le autorità sanitarie indiane non segnalano infatti alcuno stress sui sistemi sanitari del Paese, pur temendo le conseguenze di infezioni ripetute. In India, gran parte della popolazione è stata infettata dalla variante Delta nel 2021 e poi dalla variante Omicron nel 2022, per cui la maggior parte delle persone è stata esposta ad almeno due varianti. Gli esperti temono tuttavia che con la crescita dei contagi possano aumentare le complicazioni dell’infezione – come infarti ed ictus – , specialmente nelle persone anziane, con comorbidità e alto rischio di malattie gravi.

A caratterizzare il nuovo lignaggio, secondo un rapporto dell’Agenzia britannica UKHSA (Uk Health Security Agency) sono tre mutazioni aggiuntive a livello della proteina Spike, che il coronavirus Sars-Cov-2 utilizza per agganciare le cellule umane e penetrare al loro interno. Il lignaggio è stato identificato anche nel Regno Unito, dove il numero di segnalazioni è comunque contenuto.

Nel frattempo, l’Europa sta assistendo a una decrescita del numero di contagi, in calo del 31% nell’ultimo mese, così come i decessi, diminuiti del 46%. Anche in Italia, l’ultimo bollettino settimane conferma il trend europeo in termini di riduzione di casi e decessi. In questo contesto la circolazione della nuova variante Arturo non sembra preoccupare gli esperti. “È un argomento per scienziati da social o da bar – ha affermato all’Adnkronos Matteo Bassetti, direttore Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova – . Nessuna variante Omicron ha finora aumentato patogenicità o gravità del Covid. Non lo sta facendo e non lo farà nemmeno Arturo”.

Meno ottimista è invece il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano, che all’Adnkronos ha dichiarato: “Ennesima conferma dell’instabilità notevole del virus: una caratteristica per certi versi perfida, che ha permesso al Covid di fare quello che ha fatto e che, temo, ancora continuerà a fare: creare nuove varianti in grado di schivare l'immunità e di mantenere alta la circolazione virale”.

A rassicurare sulla potenziale diffusione di Arturo in Italia è Massimo Ciccozzi, responsabile Unità di statistica medica ed epidemiologia della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. “La variante Arturo la stiamo studiando, ma quello che sta succedendo in India con un aumento dei casi, da noi non accadrà – ha indicato all’Adkronos Salute – . I dati  sui contagi e sulle vaccinazioni che arrivano da quel paese, ricordiamolo, sono parziali. Una nuova variante può fare un piccolo picco ma non farà gli stessi danni in Europa rispetto all’India. Non credo ci possa impensierire”.

Sulla variante Arturo si è espresso anche Massimo Andreoni, direttore scientifico Società italiana di malattie infettive e tropicali. “Le nuove varianti Covid, a differenza del pur recente passato, difficilmente diventano dominanti in senso assoluto. E questo è un fatto nuovo. Nel corso di tutta la pandemia man mano che sono arrivate Alfa, Beta, Delta hanno poi preso il palcoscenico al 100%. Le varianti che stanno emergendo da un anno a questa parte arrivano al 30, al 40 al 60%”.

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