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Cambiamenti climatici

Cosa si può fare per evitare la catastrofe climatica: le raccomandazioni degli scienziati dell’IPCC

Oltre a sottolineare la gravità dei pericoli incombenti a causa dei cambiamenti climatici, gli scienziati dell’IPPC hanno indicato le misure che possiamo prendere per difenderci. Ecco cosa va fatto subito per scongiurare l’apocalisse climatica.
A cura di Andrea Centini
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Siamo nel pieno di una crisi climatica e tutti gli indicatori suggeriscono che molto presto, se non faremo nulla per contrastare le emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas a effetto serra, supereremo la soglia critica di 1,5° C di riscaldamento, il target “virtuoso” dell'Accordo di Parigi sul Clima del 2015. Anzi, secondo stime accreditate siamo ampiamente proiettati verso i 2,5° C di temperatura media rispetto all'epoca preindustriale, con conseguenze ancora più catastrofiche e irreversibili. Nonostante il baratro sempre più vicino – secondo l'orologio dell'Apocalisse Climatica mancano solo 9 anni al superamento di 1,5° C – c'è ancora una speranza, uno spiraglio per poterci difendere dalla valanga di “indicibili sofferenze” all'orizzonte. È quanto sottolineato dagli scienziati del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) delle Nazioni Unite, che il 20 marzo hanno pubblicato la sintesi del Sesto Rapporto di Valutazione sulle implicazioni del riscaldamento globale. Il documento, infatti, oltre a tratteggiare l'impatto e i rischi di un mondo più caldo, evidenzia quali misure possono essere prese per scongiurare gli effetti peggiori. Ma vanno prese immediatamente e con la collaborazione di tutti i Paesi, degli enti istituzionali, della società civile e del settore privato. Serve un cambio di passo collettivo e senza precedenti per far fronte all'apocalisse climatica incombente. La finestra di azione, del resto, è molto ristretta e le premesse lasciano poca fiducia, ma possiamo ancora farcela.

Poiché il riscaldamento globale è catalizzato dalle emissioni di gas a effetto serra, la loro riduzione drastica e immediata – e l'eliminazione, laddove possibile – è il nodo cruciale dell'intera questione. Per farlo è indispensabile abbandonare i combustibili fossili e favorire la transizione energetica, un passaggio necessario che richiede determinati sacrifici e rinunce, ma indispensabili se si vuol dare una speranza al futuro dell'umanità e degli ecosistemi. Gli esperti sottolineano che questo è il decennio fondamentale, perché ciò che decideremo di fare adesso influenzerà il futuro della Terra per le prossime centinaia e forse migliaia di anni. “Siamo in un decennio critico per l'azione per il clima. Le emissioni globali devono essere ridotte di quasi il 43% entro il 2030 affinché il mondo possa raggiungere l' obiettivo dell'accordo di Parigi di limitare l'aumento della temperatura globale a 2°C e proseguire gli sforzi per limitare l'aumento della temperatura a 1,5°C. Il rapporto di sintesi evidenzia quanto siamo fuori strada”, ha dichiarato il dottor Simon Stiell, tra i principali esperti di clima al mondo e in forze all'ONU. Nonostante la minaccia incombente, lo scienziato conferma che non è troppo tardi per agire. “L'IPCC dimostra chiaramente che è possibile limitare il riscaldamento globale a 1,5°C con riduzioni rapide e profonde delle emissioni in tutti i settori dell'economia globale. Ci ha fornito molte opzioni di mitigazione e adattamento fattibili, efficaci e a basso costo che sono scalabili per tutti i settori e Paesi”, ha chiosato l'esperto. Dunque, quali sono le raccomandazioni dell'IPCC?

Le prime riguardano l'approvvigionamento energetico, che passa indubbiamente per le fonti rinnovabili e la necessità di dotarsi di sistemi energetici più affidabili ed efficienti, in grado di contrastare gli sprechi. L'energia solare è considerata dagli esperti la principale fonte da impiegare per abbattere le emissioni di CO2 del 50 percento (entro il 2030) rispetto a quelle del 2019. Seguono l'eolico, la riduzione dell'uso del metano, l'impiego della bioelettricità (di concerto con i sistemi BECCS – Bioenergy with carbon capture and storage, che catturano la CO2) e le fonti geotermiche ed idroelettriche. Meno impattanti per raggiungere lo zero netto il nucleare e il sequestro / stoccaggio del carbonio fossile, sebbene per alcuni esperti queste "strategie" potrebbero essere indispensabili per contenere il riscaldamento.

Un altro fattore chiave per mitigare le emissioni è una migliore gestione del territorio, dell'acqua e della produzione di cibo: si spazia da allevamenti, acquacoltura e pesca sostenibili alla difesa delle coste, passando per cambiamenti nell'uso del suolo e una maggiore tutela della biodiversità e degli ecosistemi. Non a caso l'IPCC sottolinea l'importanza di proteggere dal 30 al 50 percento della terra, dell'acqua dolce e degli oceani. Tra i passi necessari vi sono la riduzione della conversione degli ecosistemi naturali, l'introduzione di sistemi di cattura della CO2 in agricoltura, la riforestazione, l'imboschimento e il ripristino delle torbiere, naturali sequestratori di carbonio. Ha un impatto anche il passaggio a diete principalmente basate su prodotti di origine vegetale, tenendo presente l'enorme spreco di acqua e terreni (ad esempio per coltivare il foraggio) alla base degli allevamenti per la carne e i latticini, in particolar modo quelli intensivi.

Per quanto concerne gli insediamenti urbani e le infrastrutture, un ruolo chiave per abbattere le emissioni è rendere gli edifici “green”, migliorandone sostanzialmente l'efficienza energetica con pompe di calore, cappotti termici, caldaie di ultima generazione etc etc. Questi sistemi sono n grado di abbattere sostanzialmente gli sprechi e la CO2 prodotta a causa dei riscaldamenti e della climatizzazione. Altre misure importanti, secondo il documento dell'IPCC, sono il potenziamento del trasporto pubblico, l'uso della bicicletta e dei biocarburanti, la sostituzione dei veicoli a combustione interna con quelli elettrici, l'uso di flotte aeree e navali più efficienti. Complessivamente, migliorando tutti questi fattori, entro il 2050 si potrebbe ottenere un taglio alle emissioni del 44 percento nei settori del cibo; del 67 percento dal trasporto su strada; del 66 percento dagli edifici; del 29 percento dal comparto industriale; e del 73 percento dalla produzione di elettricità.

L'IPCC evidenzia che esistono “opzioni multiple, fattibili ed efficaci” per impedire 1,5° C di riscaldamento e le tecnologie per metterle in pratica non mancano, ma è fondamentale finanziare la transizione ecologica con risorse adeguate e perseguire una maggiore cooperazione internazionale. Per raggiungere il virtuoso traguardo e passare a un'economia a basse emissioni di carbonio è necessario aumentare da 3 a 6 volte i fondi attualmente stanziati ed eliminare i contributi alle fonti fossili. Il direttore generale dell'ONU Antonio Guterres ha inoltre affermato che è doveroso accelerare i piani d'azione climatica volti a raggiungere lo zero netto, anticipando i target quanto più vicini possibili al 2040 per i Paesi sviluppati e al 2050 per quelli in via di sviluppo. In tutto ciò non va sottovalutato anche l'aspetto della giustizia climatica, dato che le principali vittime del riscaldamento globale, al momento, sono i Paesi più vulnerabili che hanno emesso concentrazioni di gas climalteranti infinitamente inferiori ai ricchi. “Quasi la metà della popolazione mondiale vive in regioni altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Nell'ultimo decennio, le morti per inondazioni, siccità e tempeste sono state 15 volte superiori nelle regioni altamente vulnerabili”, ha affermato il dottor Aditi Mukherji, tra gli autori del rapporto di sintesi dell'IPCC.

Il cambiamento climatico minaccia con sempre più forza gli ecosistemi, la biodiversità e i mezzi di sussistenza, la salute e il benessere delle generazioni attuali e future, spiega l'ente dell'ONU, per questa ragione la riduzione delle emissioni deve essere netta e rapida. Il problema fondamentale risiede nel fatto che sembra mancare una ferrea volontà di fondo, analoga a quella messa sul campo per combattere la pandemia di COVID-19 (che indirettamente ha determinato una riduzione del 6 percento delle emissioni nel 2020). Eppure ci troviamo innanzi a una minaccia esistenziale. Certamente non possiamo vivere in lockdown per i prossimi anni, ma le opzioni per difenderci dalla catastrofe climatica ci sono e l'IPCC le ha messe sul tavolo. Avremo l'intelligenza di capire l'enorme pericolo rappresentato dai cambiamenti climatici e agire di conseguenza entro questo decennio? C'è una finestra di opportunità "che si sta rapidamente chiudendo per garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti", ha chiosato l'IPCC, e dobbiamo esserne tutti consapevoli.

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