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Le notizie sul virus Langya scoperto in Cina

Cosa sappiamo del Langya henipavirus (LayV), il nuovo virus scoperto in Cina che contagia l’uomo

Si tratta di un virus strettamente correlato al Mojiang, che causò la morte di alcuni minatori nella Cina meridionale Ad oggi ha già infettato almeno 35 persone, provocando una malattia febbrile accompagnata da sintomi come affaticamento, tosse, perdita dell’appetito e nausea.
A cura di Valeria Aiello
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Un virione di un henipavirus / CSIRO ScienceImage
Un virione di un henipavirus / CSIRO ScienceImage
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Sarebbero almeno 35 le persone contagiate da un nuovo virus scoperto in Cina, appena identificato da un team di scienziati di Pechino e Singapore e appartenente al genere Henipavirus, un tipo di virus a RNA di cui finora si conoscevano cinque specie. La sesta e nuova specie, chiamata Henipavirus di Langya o virus Langya (LayV), è stata inizialmente isolata alla fine del 2018 dal campione di un tampone faringeo di un paziente con recente esposizione agli animali nella Cina orientale, ma solo recentemente i ricercatori hanno determinato la sua struttura genomica, riconducibile a quella di altri henipavirus conosciuti. In particolare, il sequenziamento e la successiva analisi filogenetica hanno rivelato che il virus Langya è strettamente correlato a un altro henipavirus, noto come virus Mojiang, un patogeno che nel 2012 causò la morte di alcuni minatori che lavoravano in una miniera abbandonata nel sud della Cina in seguito allo sviluppo di una polmonite fatale. Ad oggi, le infezioni umane legate al nuovo virus Langya sono state segnalate nelle provincie cinesi dello Shandong e dell’Henan, caratterizzate da una malattia febbrile accompagnata da sintomi come affaticamento, tosse, anoressia, mialgia e nausea. I pazienti positivi al virus hanno mostrato anche una diminuzione dei globuli bianchi, una bassa conta piastrinica e insufficienza epatica e renale.

Cos’è il virus Langya e come si trasmette

Il virus, descritto per la prima volta in uno studio intitolato “A Zoonotic Henipavirus in Febrile Patients in China” e pubblicato giovedì 4 agosto sul New England Journal of Medicine, appartiene al genere Henipavirus della famiglia Paramyxoviridae, di cui fanno parte anche i virus Hendra e Nipah, noti per infettare gli esseri umani e indurre malattie mortali. Il suo genoma, formato da un singolo filamento di RNA a senso negativo, è costituito da 18.402 nucleotidi organizzati in sei geni, corrispondenti a sei proteine strutturali, come mostrato nella figura qui sotto.

La struttura del genoma del virus Langya (LayV) / NEJM
La struttura del genoma del virus Langya (LayV) / NEJM

Rispetto al virus Nipah, per il quale sono stati documentati casi di trasmissione da uomo a uomo, per il virus Langya non ci sono tuttavia prove di trasmissione interumana, suggerendo che la diffusione del virus da una persona all’altra possa essere sporadica. Nello specifico, precisano gli autori dello studio, il tracciamento di 9 dei 35 pazienti e 15 familiari a stretto contatto “non ha rivelato la trasmissione di LayV, ma la dimensione del nostro campione era troppo piccola per determinare se il virus può essere trasmesso da uomo a uomo”. I 35 pazienti, inoltre, non hanno avuto contatti tra loro né una storia di esposizione comune al patogeno.

Il virus appena identificato, aggiungono gli studiosi, è probabilmente di origine animale: l’RNA virale è stato infatti rilevato principalmente nel toporagno (il virus è stato trovato nel 27% di 262 toporagni testati), indicando che questi piccoli mammiferi possano essere il serbatoio naturale di LayV. Studi di sierologia sul bestiame hanno inoltre rivelato la presenza di anticorpi diretti contro il patogeno nelle capre (2% degli animali testati) e nei cani (5%). L’infezione è pertanto una malattia zoonotica, dunque trasmessa alle persone dagli animali, ad esempio attraverso l’esposizione a fluidi corporei, tessuti o escrezioni, oppure contratta attraverso il consumo di alimenti contaminati.

La malattia causata dal nuovo virus scoperto in Cina

Lo studio che ha portato all’identificazione dei 35 casi di LayV nell’uomo, di cui 26 in assenza di altre infezioni, ha messo in evidenza le caratteristiche della malattia. Tra i sintomi più comuni sviluppati dai 26 pazienti compaiono febbre (100%), affaticamento (54%), tosse (50%), perdita dell’appetito (50%), mialgia (46%), nausea (38%), mal di testa (35%) e vomito (35%). Alcuni pazienti hanno mostrato anche una diminuzione dei globuli bianchi (54%), bassa conta piastrinica (35%), insufficienza epatica (35%) e insufficienza renale (8%). È importante anche sottolineare che tra i casi noti non è stato registrato alcun decesso.

Dal momento che non è ancora noto se il virus possa essere trasmesso da uomo a uomo, i Centers for Disease Control (CDC) di Taiwan hanno raccomandato di prestare molta attenzione ad ulteriori aggiornamenti e notizie sulla diffusione del virus, dichiarando che a seguito delle segnalazioni di infezione nelle province cinesi dello Shandong e dell’Henan verranno presto stabilite procedure standardizzate per i laboratori per condurre il sequenziamento del genoma e rafforzare la sorveglianza.

In tal senso, è molto probabile che il nuovo virus verrà anche classificato sulla base del rischio di infezione: gli henipavirus Hendra e Nipa, ad esempio, sono già stati definiti come agenti biologici con livello di biosicurezza 4, in quanto possono causare gravi malattie negli animali e nell’uomo con tassi di mortalità compresi tra il 40 e il 75%, quindi molto più alti del Covid.

Riguardo alla prevenzione e al trattamento della malattia, ad oggi non ci sono farmaci o vaccini specifici per l’infezione da henipavirus, per cui le terapie attuabili si basano sulla gestione dei sintomi e delle complicanze. Dall’emergere di questi henipavirus negli ultimi decenni, l’antivirale ribavirina ha mostrato di essere efficace in vitro, ma la sua utilità nella pratica clinica è ancora incerta.

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