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Vaiolo delle scimmie in Italia ed Europa

Come si cura il vaiolo delle scimmie e quale vaccino si usa per prevenirlo

L’infezione da virus del vaiolo delle scimmie si può prevenire con un vaccino antivaioloso e curare con alcuni antivirali. Ecco i trattamenti indicati dall’OMS.
A cura di Andrea Centini
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Decine di casi di vaiolo delle scimmie (Monkeypox) sono stati improvvisamente registrati in diversi Paesi europei (Italia compresa) e in America, un evento che gli esperti ritengono decisamente insolito per la malattia in questione, essendo endemica delle regioni pluviali / tropicali dell'Africa occidentale e centrale. Secondo il professor Massimo Galli l'anomala diffusione potrebbe essere legata a roditori infetti importati, come avvenne per un'epidemia scoppiata nel 2003 negli USA, mentre per il professor Matteo Bassetti è fondamentale evitare gli stessi errori commessi con la pandemia di COVID-19. Alla luce dei focolai emergenti, al momento sotto il pieno controllo delle autorità sanitarie, in molti si stanno chiedendo come si cura l'infezioneprovocata da un virus a DNA appartenente al genere Orthopoxvirus della famiglia Poxviridae – e come è possibile prevenirla. Ecco cosa sappiamo sulle terapie e sul vaccino impiegati contro il vaiolo delle scimmie.

Come si cura il vaiolo delle scimmie

Il vaiolo delle scimmie nella maggior parte dei casi è una malattia autolimitante che guarisce nel giro di poche settimane (2 – 4), come specificato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Tuttavia possono emergere anche casi gravi. La mortalità dell'infezione varia dall'1 al 10 percento in base al ceppo – quello dell'Africa centrale “Congo” è più letale – ma negli ultimi tempi si è attestata tra il 3 e il 6 percento. I bambini e i soggetti immunodepressi sono le fasce della popolazione più esposte ai rischi. L'OMS sottolinea che l'assistenza clinica “dovrebbe essere completamente ottimizzata per alleviare i sintomi, gestire le complicanze e prevenire le sequele a lungo termine”, inoltre aggiunge che ai pazienti “devono essere offerti liquidi e cibo per mantenere uno stato nutrizionale adeguato”. In parole semplici, si tratta della classica terapia di supporto, atta anche a prevenire e trattare le eventuali infezioni batteriche secondarie. Laddove fosse necessario è comunque possibile agire con agenti antivirali. Proprio nel 2022 ne è stato approvato uno dall'Agenzia europea per i medicinali (EMA) specifico contro gli orthopoxvirus, come i patogeni del vaiolo e del vaiolo delle scimmie. Si tratta del Tecovirimat (noto anche come Tpoxx), che ha dimostrato la sua efficacia in studi preclinici su modelli animali e in quelli clinici. Il farmaco impedisce al virus di uscire dalla cellula infetta inibendo una proteina del pericapside o peplos (l'involucro virale), abbattendo così la trasmissione cellulare. Per questa ragione è un principio attivo ritenuto efficace non solo nella cura dell'infezione, ma anche nella prevenzione e nella terapia post-esposizione. Lo studio “Single-Dose Safety and Pharmacokinetics of ST-246, a Novel Orthopoxvirus Egress Inhibitor” pubblicato su Antimicrob Agents Chemother ha dimostrato che si tratta di un farmaco sicuro e generalmente ben tollerato dall'uomo. Un altro medicinale utilizzato contro il vaiolo delle scimmie è il Cidofovir, un antivirale più generico progettato per colpire numerosi generi di patogeni come gli Herpes Virus, il Citomegalovirus, il virus di Epstein-Barr (EBV), gli Adenovirus, il Papillomavirus e altri ancora. È impiegato anche in oncologia. Il farmaco, che può essere rilasciato anche attraverso il profarmaco Brincidofovir, agisce contro la sintesi del DNA del virus, neutralizzandolo. Come riportato da Medscape è noto per avere una significativa attività nefrotossica (contro i reni) e può innescare diversi effetti collaterali come mal di testa, bruciore, vertigini, difficoltà respiratorie e altri ancora. In un articolo su The Conversation il professor Michael Head, docente di Salute Pubblica presso l'Università di Southampton, ha sottolineato che contro il monkeypox possono essere usate anche le immunoglobuline vacciniche, infusioni di anticorpi neutralizzanti specifici contro la patologia.

Il vaccino per il vaiolo delle scimmie

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che l'originale vaccino contro il vaiolo umano è efficace all'85 percento nel prevenire il vaiolo delle scimmie, pertanto tutti coloro che lo hanno fatto si possono considerare generalmente protetti, andando incontro a una malattia più lieve in caso di infezione. Ricordiamo che in Italia il vaccino antivaioloso è stato sospeso per tutti i nuovi nati nel 1977 e abolito nel 1981, a seguito dell'eradicazione del virus del vaiolo. Sebbene i vaccini contro il vaiolo originali non siano più disponibili, ne sono stati prodotti di più recenti per proteggere operatori sanitari e tecnici di laboratorio dalla potenziale esposizione professionale agli orthopoxvirus. Tra quelli approvati anche contro il vaiolo delle scimmie vi è l'MVA-BN, conosciuto in Europa anche come Imvanex. Come indicato dall'Istituto Nazionale per le Allergie e le Malattie Infettive (NIAID) statunitense, si tratta di un vaccino vivo e non replicante prodotto dalla casa farmaceutica Bavarian Nordic. Si basa sul cosiddetto "ceppo di Ankara", una forma attenuata e modificata del Vaccinia per prevenire i potenziali effetti collaterali correlati ai vaccini replicanti. Viene somministrato per via sottocutanea con due iniezioni e si è dimostrato sicuro ed efficace. Purtroppo, come accade per altri vaccini contro il vaiolo, le disponibilità sono scarse e non ci sarebbero dosi sufficienti per campagne massicce. Il NIAID è a lavoro su adiuvanti e una forma liofilizzata del vaccino Imvanex per ridurre il numero di dosi / concentrazioni di principio attivo necessarie, oltre che per prolungare il periodo di conservazione. Scorte di vaccini antivaiolosi sono conservate per prevenire eventuali attacchi bioterroristici.

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