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Covid 19

Come funziona il nuovo vaccino Covid di Pfizer-BioNTech contro più varianti: al via i test

Pfizer e BioNTech hanno avviato uno studio clinico di Fase 1 su un nuovo vaccino anti Covid a mRNA, progettato per colpire molteplici varianti. Ecco come agisce.
A cura di Andrea Centini
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Il colosso farmaceutico statunitense Pfizer e la società biotecnologica tedesca BioNTech hanno annunciato l'avvio di uno studio clinico di Fase 1 su un nuovo vaccino anti Covid chiamato BNT162b4. Il vaccino è progettato per colpire molteplici varianti del coronavirus SARS-CoV-2, il patogeno responsabile della pandemia di COVID-19. Nel trial, volto a determinare sicurezza ed efficacia, il farmaco verrà somministrato a circa 200 volontari in combinazione con una dose del vaccino bivalente contro le sottovarianti BA.4 e BA.5 di Omicron 2, quelle attualmente dominanti e responsabili dell'ultima ondata della pandemia. Ecco cosa sappiamo sul promettente vaccino e come funziona.

Esattamente come il BNT162b2, nome sperimentale del vaccino anti COVID-19 Pfizer-BioNTech (nome commerciale Comirnaty), il BNT162b4 è un vaccino a RNA messaggero (mRNA). In parole molto semplici, dopo l'iniezione vengono consegnate alle cellule le istruzioni genetiche per costruire l'antigene direttamente al loro interno e presentarlo al sistema immunitario, che così viene spinto a sviluppare gli anticorpi neutralizzanti e le altre cellule immunitarie. C'è tuttavia una differenza sostanziale tra il nuovo vaccino “Jolly” e quelli a mRNA utilizzati fino ad oggi durante la pandemia, sia quello di Pfizer BionTech che lo Spikevax di Moderna. Questi ultimi, infatti, si basano sull'istruzione della proteina S o Spike, il “grimaldello biologico” che permette al coronavirus SARS-CoV-2 di agganciarsi alle cellule umane, rompere la parete cellulare, penetrare all'interno e avviare il processo di replicazione che scatena l'infezione (COVID-19). Il nuovo vaccino BNT162b4 si basa invece su antigeni diversi dalla proteina Spike, ovvero altre proteine del virus che risultano più conservative durante la replicazione nell'ospite e l'evoluzione virale. La proteina Spike è infatti soggetta a molteplici mutazioni e nel corso della pandemia ha dato vita a numerose varianti; il lignaggio di Omicron attualmente dominante risulta sensibilmente diverso dal ceppo originale del virus che iniziò a circolare a Wuhan (in Cina) alla fine del 2019, causando lo scoppio della pandemia.

Come specificato da Pfizer e BioNTech in un comunicato stampa, le proteine non-spike sono state selezionate attraverso una speciale “piattaforma di prioritizzazione del target” proprietaria della società tedesca e progettate “in un candidato vaccino con lo scopo di migliorare e ampliare l'immunità delle cellule T”, oltre a “estendere potenzialmente la durata della protezione contro la COVID-19”. Le cellule T o linfociti T sono cellule immunitarie che maturano nel timo (da qui il nome “T”) e, come spiegato dalla Fondazione Veronesi, sono responsabili del riconoscimento e dell’eliminazione delle cellule infettate dal virus, a differenza delle cellule B che producono gli anticorpi. Grazie all'mRNA dell'antigene delle cellule T che codifica per le proteine conservative gli scienziati sperano di ottenere una risposta immunitaria molto più ampia e duratura, capace di colpire diverse varianti del virus proprio perché viene presa di mira una porzione del patogeno meno soggetta alle mutazioni.

Per amplificare ulteriormente l'azione del nuovo vaccino, gli scienziati lo sperimenteranno in combinazione con una dose da 30 microgrammi del vaccino anti Covid “standard” (basato sulle Spike) contro le sottovarianti BA.4 e BA. Nel trial clinico di Fase 1 saranno coinvolti 180 adulti sani tra i 18 e i 55 anni che hanno ricevuto tutto almeno tre dosi di vaccino anti Covid basato sull'innovativa tecnologia a RNA messaggero. La speranza è che nuovi vaccini come questo possano aiutarci a uscire definitivamente dalla pandemia di COVID-19.

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