Anomalie mai viste rilevate nel cervello dei pazienti con emicrania: possibili risvolti per una cura
Chi soffre di emicrania presenta alcune differenze nel cervello che sono state osservate per la prima volta. Grazie a scansioni ad altissima risoluzione gli scienziati hanno rilevato peculiari alterazioni negli spazi perivascolari in una specifica area dell'encefalo, che risultano più ingranditi del normale. Inoltre hanno identificato una differente distribuzione in comuni lesioni nella sostanza bianca. Gli autori dello studio ritengono che la scoperta di questi segni inediti potrebbe portare a una migliore comprensione dell'emicrania – che affligge decine di milioni di persone in un tutto il mondo – e a potenziali nuovi trattamenti, qualora venisse confermato il legame con la condizione patologica.
A scoprire le differenze nel cervello dei pazienti con emicrania è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati della prestigiosa Scuola di Medicina “Keck” dell'Università della California meridionale di Los Angeles. I ricercatori, coordinati dal professor Wilson Xu, hanno coinvolto nella ricerca venti pazienti con un'età compresa tra i 25 e i 60, sottoponendoli a un'indagine senza precedenti per lo studio dell'emicrania. Sono stati infatti sottoposti a risonanze magnetiche MRI di ultimissima generazione con magneti da 7 tesla; normalmente negli ospedali vengono impiegati dispositivi con una potenza di 3 tesla. Questa differenza permette di osservare i minimi dettagli del tessuto cerebrale, facendo emergere caratteristiche altrimenti non visibili. “A nostra conoscenza, questo è il primo studio che utilizza la risonanza magnetica ad altissima risoluzione per studiare i cambiamenti microvascolari nel cervello dovuti all'emicrania, in particolare negli spazi perivascolari”, ha spiegato l'autore principale dello studio in un comunicato stampa.
Dei venti pazienti coinvolti in 10 soffrivano di emicrania cronica, mentre gli altri di emicrania episodica, senza aura. Le scansioni del loro cervello sono state messe a confronto con quelle di cinque soggetti sani. Sono state escluse dallo studio persone con determinate condizioni fisiche alla stregua di tumori al cervello, traumi neurologici, malattie neurodegenerative come morbi di Alzheimer e Parkinson e altre ancora. Come specificato, grazie al sensibilissimo dispositivo il professor Xu e i colleghi hanno identificato nei pazienti con emicrania un significativo ispessimento degli spazi perivascolari nel cervello, in un'area chiamata centro semiovale composta da sostanza bianca. Questi spazi pieni di liquido sono associati al sistema di drenaggio di fluidi dall'encefalo. Un'altra caratteristica unica rilevata era una differente distribuzione delle lesioni note come “iperintensità della sostanza bianca”, piuttosto comuni. Sono dovute alla presenza di tessuto morto e variazioni nel flusso sanguigno. Nei pazienti con emicrania tali lesioni risultavano più ampie.
I ricercatori non sanno quale sia la correlazione tra queste alterazioni nel cervello e l'emicrania, tuttavia, essendo connesse al sistema deputato all'eliminazione dei rifiuti dal tessuto cerebrale, è possibile che possano giocare un ruolo nella condizione clinica. Dovranno essere condotte ulteriori indagini per confermarlo. Qualora venisse determinata la relazione patologica, la ricerca potrebbe sfociare in trattamenti rivoluzionari potenzialmente in grado di curare questa forma di mal di testa, che affligge un numero enorme di persone. Basti sapere che nel mondo si stima che circa 150 milioni di persone soffrano di emicrania cronica. “Gli spazi perivascolari fanno parte di un sistema di eliminazione dei fluidi nel cervello. Studiare come contribuiscono all'emicrania potrebbe aiutarci a comprendere meglio le complessità di come si verificano le emicranie”, ha chiosato il professor Xu. I dettagli dell'affascinante ricerca sono stati presentati il Meetig Annuale della Radiological Society of North America.