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Cambiamenti climatici

Ammasso di milioni di tonnellate di alghe maleodoranti diretto verso la costa USA

Nel cuore dell’Oceano Atlantico continua ad accrescersi una mostruosa massa di alghe brune, che rischia di invadere le coste della Florida. Le esplosioni di sargasso sono le legate ai cambiamenti climatici e all’inquinamento da fertilizzanti.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Sargassum Monitoring / Twitter
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Le coste della Florida, negli Stati Uniti, quest'anno rischiano di essere letteralmente invase da milioni di tonnellate di alghe in putrefazione e dall'odore nauseante. Nello specifico si tratta di sargasso (Sargassum), un genere di alghe brune (classe Phaeophyceae) che gioca un ruolo preziosissimo nel cuore degli oceani temperati e tropicali, ma che può anche trasformarsi in un problema significativo. Questo vero e proprio blob di materia organica, infatti, non solo è in grado di rendere inagibili spiagge e acque balneabili, provocando un danno significativo a chi vuole godersi il mare e alle attività economiche, ma è una minaccia per le imbarcazioni – le alghe rischiano di far incagliare le eliche – e soprattutto un pericolo per gli ecosistemi. L'enorme massa di alghe in decomposizione, infatti, oltre a oscurare completamente gli habitat sottostanti, come ad esempio le barriere coralline, soffoca intere zone di mare strappando tutto l'ossigeno presente, dando vita alle cosiddette “zone morte”.

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Siamo dunque innanzi a un problema serio, la cui origine è legata a doppio filo con i cambiamenti climatici. Secondo gli esperti, infatti, oltre al costante deflusso di fertilizzanti dai fiumi, vi è il riscaldamento globale a favorire la crescita incontrollata di queste isole chilometriche di sargasso. I grandi agglomerati di alghe, che sono sono fondamentali per i cicli vitali di molteplici specie (pesci, crostacei, tartarughe marine etc etc), normalmente a un certo punto smettono di accrescersi, muoiono e sprofondano negli abissi, diventando una fonte inestimabile di nutrimento per gli organismi che vivono lontano dai raggi solari. Ma a causa delle temperature anomale, che influenzano anche le correnti e altri parametri oceanografici, si catalizza una crescita sproporzionata di queste isole di alghe, che invece di sprofondare restano a galla e vengono sospinte in concentrazioni mostruose verso la costa. E quella della Florida è tra le più esposte.

A lanciare l'allarme sui rischi per le coste statunitensi è stato un team di ricerca dell'Università della Florida Meridionale (USF), che monitora la crescita del sargasso nel cuore dell'Oceano Atlantico. Come indicato da USA Today, in base ai rilievi gennaio 2023 è stato il secondo mese consecutivo in cui la crescita della massa di sargasso è raddoppiata. Si stima che vi siano già 8,7 milioni di tonnellate di alghe in mare, un record assoluto che straccia il precedente record di 6,5 milioni di tonnellate registrato nello stesso periodo del 2018. La quantità attualmente presente è sufficiente a riempire ben 3mila piscine olimpiche, spiegano gli eserti. “Questo è un evento molto raro. Tutto quello che possiamo fare ora è tenere d'occhio quello che sta succedendo”, ha dichiarato al giornale americano il dottor Chuanmin Hu, docente di Oceanografia presso l'USF. Si ritiene che durante il 2023 possa essere superato il picco massimo registrato a luglio dello scorso anno, quando furono calcolati 22 milioni di tonnellate di sargasso in mare.

Come specificato, a favorire la crescita esponenziale del sargasso vi sono le temperature anomale, ma giocano un ruolo molto importante anche le acque reflue e il deflusso agricolo, colmi di fertilizzanti e altri composti inquinanti ricchi di fosforo e zolfo. Nel mirino degli esperti vi sono soprattutto le sostanze trasportate in mare dal fiume Mississippi e dal Rio delle Amazzoni. Questi nutrienti favoriscono una crescita algale abnorme, che quando muore va in decomposizione e sottrae tutto l'ossigeno presente nell'area, innescando le già citate zone morte. Gli altri organismi, infatti, o soccombono o scappano. Il sargasso in decomposizione trasportato dalle correnti inoltre invade le coste, penetra nei canali, nei moli e nei mangrovieti, portando con sé morte e devastazione, oltre all'odore nauseabondo simile a quello delle uova marce, dovuto alla liberazione di idrogeno solforato.

C'è chi ha fiutato l'affare, considerando il gran quantitativo di materia organica in arrivo, ma il trattamento di queste alghe è molto costoso e anche davvero poco sostenibile con i metodi tradizionali, visto il gran consumo di acqua dolce. Pertanto se si vorranno utilizzare queste alghe in qualche modo si dovrà progettare un metodo completamente green. Altrimenti non si farà altro che contribuire all'aggravamento del fenomeno, con tutti i problemi economici e agli equilibri ecologici che esso comporta.

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