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Almeno 27 milioni di pazienti Covid hanno danni persistenti a olfatto e gusto: lo studio

Un team di ricerca internazionale ha determinato che circa il 5% dei pazienti Covid soffre di disturbi all’olfatto e al gusto a diversi mesi dal contagio.
A cura di Andrea Centini
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Tra i sintomi più caratteristici e comuni della COVID-19 noti sin dall'inizio della pandemia figurano le alterazioni e la perdita dell'olfatto del gusto, ovvero anosmia, ageusia, parosmia e disgeusia. Una nuova ricerca ha voluto indagare su quanto fossero diffuse e durature queste condizioni, associate anche al cosiddetto “Long Covid”, i sintomi a lungo termine dell'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Gli scienziati hanno determinato che almeno 27 milioni di persone fra quelle contagiate dal virus possono avere una persistente alterazione o perdita dell'olfatto e del gusto, che può proseguire oltre i 6 mesi. Il dato è pari a circa il 5 percento del totale dei pazienti contagiati, considerando che fino ad oggi, in base alla mappa interattiva dell'Università Johns Hopkins, risultano 574 milioni di positivi dall'inizio della pandemia (con 6,4 milioni di morti). In alcuni casi estremi, gusto e olfatto non sono tornati alla normalità anche a due anni di distanza dal tampone positivo. Poiché la perdita e l'alterazione di questi sensi hanno un grave impatto sulla qualità della vita e poiché si stima che ancora milioni di persone verranno contagiate, si tratta di un dato di salute pubblica da non sottovalutare.

A determinare che almeno il 5 percento dei positivi sviluppa perdita o alterazione persistente dell'olfatto e del gusto è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università Nazionale di Singapore e del King's College di Londra, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Programma clinico accademico di chirurgia – SingHealth di Singapore, del Dipartimento di Fisiologia e Biologia Cellulare dell'Università del Nevada, del Rydygier Collegium Medicum dell'Università Nicolaus Copernicus (Polonia) e dei dipartimenti di Otorinolaringoiatria-Chirurgia della testa e del collo di molti altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Benjamin Kye Jyn Tan, docente presso la Facoltà di Medicina “Yong Loo Lin” dell'ateneo di Singapore, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto una meta-analisi sui dati di 18 studi da tutto il mondo dedicati alla perdita e all'alterazione dell'olfatto e del gusto dall'inizio della pandemia. In tutto sono stati coinvolti circa 3.700 pazienti per un totale di quasi 4.200 esami specialistici condotti.

Incrociando tutti i dati, come indicato, circa il 5 percento dei positivi al coronavirus SARS-CoV-2 ha sviluppato problematiche persistenti all'olfatto (5,6 percento) e al gusto (4,4 percento). Il dato è considerato una sottostima. Entrando più nello specifico, il professor Jyn Tan e i colleghi hanno determinato che a 30, 60, 90 e 180 giorni dalla diagnosi di Covid, rispettivamente, il 74,1 percento, l'85,8 percento, il 90,0 percento e il 95,7 percento dei pazienti ha avuto un pieno recupero dell'olfatto. Negli stessi intervalli temporali il 78,8 percento, l'87,7 percento, il 90,3 percento e il 98 percento ha recuperato il gusto. In altri termini, più passa il tempo maggiore e la frazione dei pazienti Covid che recupera da anosmia, parosmia, disgeusia e ageusia.

I ricercatori hanno anche determinato che le donne avevano meno probabilità di recuperare l'olfatto e il gusto rispetto agli uomini. I pazienti affetti da congestione nasale prima del contagio da SARS-CoV-2 e quelli che avevano una più significativa perdita dell'olfatto nella fase iniziale della COVID-19 avevano anch'essi maggiore difficoltà a recuperare questo senso. Tra i casi estremi studiati dagli scienziati, quello di un uomo che non aveva ancora recuperato l'olfatto a 27 mesi (oltre due anni) dalla positività. Ricordiamo che i disturbi dell'olfatto e del gusto sono sintomi neurologici, legati all'invasione virale del tessuto nervoso responsabile di questi sensi.

Gli autori dello studio, basato sui dati di studi pubblicati su PubMed, Embase, Scopus, Cochrane Library e medRxiv e su una tecnica di analisi chiamata cure-modelling, sottolineano l'importanza nella tempestività della diagnosi, così come della necessità di trattamenti personalizzati e follow-up a lungo termine per una quota significativa dei pazienti Covid colpiti dai disturbi dell'olfatto e del gusto. I dettagli della ricerca “Prognosis and persistence of smell and taste dysfunction in patients with covid-19: meta-analysis with parametric cure modelling of recovery curves” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica British Medical Journal.

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