29 CONDIVISIONI

Alcol e Alzheimer: studio rileva i rischi in base alle quantità bevute

Un team di ricerca internazionale ha rilevato una interessante associazione tra il consumo di alcol e rischio di Alzheimer. I risultati dello studio.
A cura di Andrea Centini
29 CONDIVISIONI
Immagine

Secondo un nuovo studio il consumo lieve o moderato di alcol è associato a un rischio ridotto di Alzheimer e altre forme di demenza, mentre l'assunzione pesante comporta un aumento di tale rischio. In altri termini, chi beve il classico bicchiere di vino rosso a tavola (125 millilitri) avrebbe una sorta di scudo contro la patologia neurodegenerativa; d'altro canto, chi consuma tre o più bicchieri di vino rosso – o magari fa binge drinking di superalcolici – è esposto a probabilità superiori di sviluppare la demenza, una condizione che attualmente colpisce circa 60 milioni di persone nel mondo ma che ne interesserà oltre 150 milioni entro il 2050, secondo le previsioni. In base i risultati della nuova ricerca il consumo lieve o moderato di alcol sarebbe più “protettivo” contro l'Alzheimer rispetto all'essere astemi, ma gli scienziati non raccomandano assolutamente a chi non beve di iniziare a farlo per “difendersi” dalla demenza. Per quanto significativo, infatti, si è trattato di uno studio di coorte senza evidenze di causa – effetto, che andranno fatte emergere con analisi più approfondite.

A condurre l'indagine è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Cha Gumi Medical Center dell'Università Cha (Corea del Sud), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di statistica e scienze attuariali dell'Università Soongsil, del Dipartimento di medicina di famiglia dell'Università Nazionale di Seoul, del Center for Economic & Social Research dell'Università della California Meridionale (Stati Uniti) e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Keun Hye Jeon, docente presso il Dipartimento di medicina di famiglia dell'ateneo di Gumi, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto uno studio di coorte retrospettivo sui dati di circa 4 milioni di cittadini coreani, tutti registrati presso il servizio di assicurazione sanitaria nazionale (NIHS). I partecipanti, con età pari o superiore ai 40 anni (età media 55 anni), sono stati sottoposti a esami medici nel 2009 e nel 2011 e successivamente seguiti per un periodo di follow-up medio di 6,3 anni, fino al 31 dicembre del 2018. I dati sono stati analizzati statisticamente nel 2021.

A partecipanti sono stati sottoposti questionari per valutare lo stile di vita, l'attività fisica, il vizio del fumo e dell'alcol, raccogliere dati demografici (genere ed età) e via discorrendo. Sulla base della quantità di alcol consumata sono stati divisi in vari gruppi: astemi (0 grammi al giorno); bevitori lievi (meno di 15 grammi di alcol al giorno, pari al classico bicchiere di vino a pranzo); bevitori moderati (15 – 29,9 grammi di alcol al giorno); e pesanti, con più di 30 grammi di alcol assunti quotidianamente. I ricercatori non solo hanno tenuto conto delle abitudini di consumo dei partecipanti, ma anche di quanto esse sono cambiate nel corso del tempo. Ad esempio, hanno valutato se un bevitore forte a un certo punto ha deciso di non bere più o bere in modo leggero. Il professor Hye Jeon e colleghi hanno associato il consumo di alcol all'insorgenza di varie forme di demenza, come l'Alzheimer e la demenza vascolare. “Misurando il consumo di alcol in due momenti, siamo stati in grado di studiare la relazione tra riduzione, cessazione, mantenimento e aumento del consumo di alcol e demenza incidente”, ha dichiarato il professor Hye Jeon alla CNN.

Durante il periodo di follow-up si sono verificati oltre 100.000 casi di demenza per tutte le cause, circa 80.000 di morbo di Alzheimer – che è la forma di demenza più diffusa al mondo – e 11.000 casi di demenza vascolare. Incrociando questi dati con le altre informazioni delle cartelle cliniche e tenendo conto di fattori di rischio noti come sedentarietà, età, genere, vizio del fumo e altri ancora, sono state determinate le associazioni con il consumo di alcol. Dall'analisi statistica è emerso che le persone che avevano bevuto in modo leggero (circa un drink al giorno) avevano il 21 percento di probabilità in meno di sviluppare l'Alzheimer rispetto agli astemi; mentre i bevitori moderati, con un paio di bicchieri di vino al giorno, avevano il 17 percento di probabilità in meno di soffrire di demenza. Chi invece consumava 30 o più grammi di alcol al giorno (3 o più bicchieri di vino) aveva l'8 percento in più di probabilità di sviluppare la patologia neurodegenerativa. I forti bevitori che nel corso del tempo avevano ridotto il consumo a un livello moderato hanno invece abbassato il rischio di sviluppare l'Alzheimer dell'8 percento.

Questi dati suggeriscono che il bere moderato può essere protettivo contro la demenza, mentre il bere pesante e l'essere astemi avrebbero un'associazione col rischio di svilupparla. Come indicato, tuttavia, si è trattato di uno studio di osservazione e non sono noti rapporti di causa-effetto, pertanto i ricercatori non raccomandano assolutamente di iniziare a bere a chi non lo fa, vista l'associazione con molteplici altre patologie (malattie cardiovascolari, tumori e molto altro ancora). Fra l'altro un recente studio pubblicato sull'autorevole rivista scientifica The Lancet ha mostrato che non esistono dosi sicure di alcol sotto i 40 anni. I giovani, in pratica, non dovrebbero mai bere. I dettagli della ricerca “Changes in Alcohol Consumption and Risk of Dementia in a Nationwide Cohort in South Korea” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica JAMA Neurology.

29 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views