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Addio agli allevamenti da pelliccia in Italia, Flati: “Animali hanno sentimenti, ora c’è speranza”

Con il divieto degli allevamenti di animali da pelliccia in Italia è stato fatto un passo storico. L’onorevole Francesca Flati commenta per Fanpage.it la decisione.
A cura di Andrea Centini
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Con l'approvazione dell'emendamento alla Legge di Bilancio 2022 da parte della Commissione Bilancio del Senato in Italia sono stati messi al bando gli allevamenti di animali per la produzione di pellicce. Dal 1° gennaio 2022 sarà infatti vietato allevare, far riprodurre, catturare e uccidere animali di qualunque specie con lo scopo di produrre pellicce. Entro il 30 giugno, inoltre, gli allevamenti che attualmente detengono visoni – tra le principali vittime di questa industria – dovranno essere smantellati. Un passo in avanti storico che ha reso l'Italia “un Paese un po' più civile”, come sottolineato da Simone Pavesi, responsabile Area Moda Animal Free della Lega Anti Vivisezione (LAV). “Abbiamo messo la parola fine ad una industria crudele, anacronistica, ingiustificabile che non ha più motivo di esistere in una società dove il valore di rispetto per gli animali, in quanto esseri senzienti, è sempre più diffuso”, ha chiosato Pavesi. Il traguardo è stato raggiunto grazie al lavoro portato avanti dalle associazioni animaliste e dal prezioso contributo di diversi deputati e senatori che ne hanno sposato le virtuose iniziative a tutela del benessere animale. Tra chi è sempre stato in prima linea per la tutela dei diritti degli animali vi è l'onorevole Francesca Flati del Movimento 5 stelle, che ha commentato per Fanpage l'approvazione dell'emendamento che ha messo la parola fine sulla sofferenza di migliaia di visoni e altre specie, sfruttate e uccise a uso e consumo della nostra vanità.

Onorevole Flati, il risultato appena conquistato è un passo in avanti fondamentale nella tutela dei diritti e del benessere degli animali. A renderlo significativo vi sono anche le tempistiche incredibilmente rapide della messa al bando degli allevamenti. Recentemente è stato approvato anche un altro emendamento che vieta l'uccisione dei pulcini maschi considerati uno “scarto” della produzione industriale delle uova. Tuttavia entrerà in vigore dal 2027. Come mai questa sostanziale differenza?

Innanzitutto iniziamo con il dire che purtroppo in tema di tutela di diritti degli animali c'è veramente tantissimo da fare. Questi sono solo due degli ambiti di intervento e ovviamente bisogna cercare di pensare a 360°, perché siamo molto indietro. Ogni settore ha bisogno di interventi specifici sulla base di quali sono i vincoli normativi in cui ci muoviamo, e le necessità che si possono sviluppare. Sicuramente per il tema delle pellicce, oltre al fatto di essere molto sentito dalla popolazione – se ne parla da tantissimo tempo, già da quando ero io una bambina -, c'è stata anche una facilitazione nel poter riconvertire le aziende. Perché comunque parliamo di un settore che già non era particolarmente fiorente, quindi si è potuto lavorare con orizzonti temporali un po' più stretti. Mentre per la questione dei pulcini ci si sta mano mano aggiornando e adattando a quali sono le nuove possibilità, perché c'è anche un problema di tecnologia. Parliamo di pulcini maschi che vengono uccisi perché non sono considerati interessanti per la produzione. In questo caso l'unica possibilità di superare questa pratica è quella di fare una verifica prima che l'uovo si schiuda, e prima ancora dello sviluppo del pulcino. Quindi capire se è un maschio o una femmina. Ma per farlo c'è bisogno di una tecnologia molto, molto avanzata e quindi diventa più complicato metterla in atto ed effettuare poi la riconversione di tutta la produzione. Però è un passo importantissimo che già se ne parli e che finalmente ci siano dei termini entro cui bisogna adeguarsi.

Come verranno riconvertite le fabbriche di pellicce?

Ci sono dei criteri particolari. Gli attuali allevamenti ancora attivi devono sicuramente lavorare sulla sterilizzazione degli animali. Possono mantenerli finché non effettuano la conversione ma non possono farli riprodurre. Questo è anche fondamentale per dare un senso di stop – seppur graduale – all'allevamento stesso. Parliamo ovviamente di allevamenti di visoni, di volpi, di cani procione, di cincillà, tutte le specie che vengono allevate proprio con l'unica finalità di diventare pellicce. Per quanto riguarda la riconversione questo sarà oggetto di un decreto specifico del Ministero delle Politiche Agricole che poi andrà a definire anche come poter aiutare questo processo. Quindi ad oggi non è definito quale sarà nello specifico la riconversione per tutti. Magari ognuno avrà la sua specificità proprio in base agli accordi, alle necessità, alle preferenze. Insomma, ci saranno delle interlocuzioni per cui sicuramente ci saranno degli indennizzi e tutti gli incentivi per poi effettuare questa riconversione.

Che fine faranno gli animali attualmente ancora detenuti presso questi allevamenti?

Nell'ultimo comma dell'emendamento che è stato approvato c'è una previsione di poterli affidare alle associazioni animaliste, preferendo ovviamente quelle riconosciute. Quindi avviare anche un percorso per fare in modo che gli stessi animali possano beneficiare di questa novità, di questa bella notizia che è arrivata.

Sono previsti dei sussidi per i lavoratori di queste fabbriche destinate alla chiusura?

Sicuramente bisogna pensare a tutti. È ovvio che quando vengono prese delle misure che hanno un così largo impatto bisogna pensare a tutti quanti. Ci sarà spazio per parlare anche dei lavoratori, se non addirittura di utilizzare gli indennizzi anche col lo scopo di supportare i lavoratori stessi. Questa è comunque sempre un aspetto che deve essere lavorato dal Ministero delle Politiche Agricole insieme a tutti gli stakeholder del caso.

Oggi c'è sicuramente una maggiore sensibilità su temi come l'alimentazione vegetale e i diritti degli animali, ma quanto ha influito l'andamento del mercato delle pellicce nell'approvazione di questo emendamento?

Come dicevo prima sicuramente è un settore che non è particolarmente fiorente. Però c'è da considerare anche un'altra cosa. Proprio negli ultimi anni, forse anche grazie allo sviluppo di una nuova coscienza nel rispetto dell'ambiente e quindi di conseguenza anche della biodiversità e degli animali, si sta proprio cambiando l'approccio. Ricordiamo per esempio che già nel trattato di Lisbona – che risale al 2007 – si è indicato il fatto che gli animali debbano essere considerati degli esseri senzienti. Quanto meno perché di fatto lo sono. Quindi le società sono molto consapevoli da questo punto di vista. Noi più volte stiamo battendo sulla tematica dei diritti degli animali. Adesso in legge di bilancio insieme a questo emendamento ne sono stati passati altri due molto importanti. Uno in particolare su cui stavo lavorando da diversi mesi (anzi, da un paio di anni) riguarda il rifinanziamento del fondo contro il randagismo, che è stato istituito con una legge del 1991, su cui per altro io ho presentato una proposta di legge per l'aggiornamento. Riguarda sostanzialmente la normativa relativa agli animali di affezione, quindi cani e gatti, ma anche gli altri che in genere teniamo a casa. Noi stiamo lavorando tantissimo da questo punto di vista, perché è effettivamente arrivato il momento giusto di affiancarla a tutte le altre misure e tematiche su cui bisogna continuare a lavorare, come ad esempio l'emergenza Covid che richiede necessariamente uno sforzo enorme, un grandissimo impegno. Però a fianco bisogna inserire anche le battaglie e un'attenzione per la tutela dei diritti degli animali. Questo anche in considerazione del fatto che forse non tutti sanno che la legge italiana considera ancora oggi gli animali degli oggetti. Come dicevo prima, è evidente che non lo siano. Come dico sempre, sfido chiunque a guardare negli occhi il proprio cane o il proprio gatto e a pensare che sia un oggetto. Loro hanno sentimenti, provano gioia, dolore. Hanno emozioni come noi. Quindi dobbiamo assolutamente aggiornare la normativa. Questi sono dei piccoli grandi passi che piano piano si continuano a fare, e che per fortuna creeranno un'armonia sempre maggiore. Ovviamente c'è ancora tanto da fare, ma finalmente sono stati approvati questi emendamenti e si comincia a parlare di queste cose. C'è ad esempio un altro disegno di legge incardinato nella commissione in Senato che cerca di inasprire le pene per chi si macchia di reati contro gli animali. Se ne sta parlando, forse sempre troppo poco, per come la vedo io che sono molto sensibile alla materia, però è arrivato veramente il momento di portare avanti queste tematiche. Ecco perché riusciamo anche a fare dei passi in avanti e ad approvare degli emendamenti come questo che sicuramente ci danno molta speranza.

In Gran Bretagna recentemente sono stati definiti esseri senzienti anche crostacei come granchi e aragoste e molluschi cefalopodi come polpi e calamari, animali che spesso subiscono vere e proprie torture in cucina, venendo ad esempio bolliti vivi. Quando ci arriveremo anche in Italia?

Sicuramente è un dato di fatto che sono senzienti e questo evidentemente apre anche delle necessarie riflessioni che bisogna fare. Sia a livello personale che a livello normativo. Io ad esempio a livello personale da diversi anni ho scelto di essere vegetariana, così come moltissime altre persone. Bisogna partire dal fatto che gli animali sono esseri senzienti. Bisogna riconoscere un dato di fatto, dopo di che verificare quali sono le possibilità e le opportunità. Sicuramente si apre un discorso anche da questo punto di vista, su specie che magari noi fino ad ora abbiamo considerato semplicemente al nostro servizio. È evidente che i prossimi anni saranno molto pieni di questo tipo di riflessioni.

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