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Rara malformazione all’esofago dei bambini risolta con le calamite: intervento rivoluzionario a Roma

Un’equipe di medici dell’Ospedale Bambino Gesù ha risolto l’atresia esofagea di otto bimbi con una tecnica chiamata magneto-anastomosi. Prima volta in Italia.
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta in Italia è stato eseguito un rivoluzionario intervento basato su calamite per correggere una rara malformazione congenita (presente alla nascita) dell'esofago, in cui il tratto dell'apparato digerente risulta suddiviso in due monconi non comunicanti. La condizione, chiamata atresia esofagea, sarebbe fatale se non venisse trattata e i neonati non potessero essere alimentati in modo artificiale, dato che la nutrizione naturale col latte materno è impossibilitata. L'innovativo intervento, basato su due magneti inseriti nei monconi che si “cercano” fino a congiungersi e collegare i tratti separati dell'esofago, è stato eseguito su otto piccoli – tutti con età inferiore ai sei mesi – presso l'Ospedale Bambino Gesù di Roma. Cinque di questi casi di “magneto-anastomosi” all'esofago sono stati descritti in un articolo ad hoc. Al momento in letteratura scientifica risultano solo 25 interventi di questo genere a livello mondiale, rendendo particolarmente significativo il risultato italiano.

Come specificato dal nosocomio della Santa Sede in un comunicato stampa, l'atresia esofagea è una malformazione congenita rara, che colpisce da 1 a 2.500 a 1 a 4.000 bambini nati vivi. Le cause sono al momento sconosciute. Ne esistono due forme principali: l'atresia esofagea con fistola tracheoesofagea, nella quale l'esofago è in comunicazione diretta e patologica con la trachea (rappresenta il 10 – 15 percento dei casi); e l'atresia esofagea long-gap, nella quale non è presente la comunicazione tra i due “tubi”, ma la distanza tra il moncone superiore e quello inferiore dell'esofago è maggiore. Normalmente questo difetto congenito viene corretto con successo attraverso un intervento chirurgico invasivo, tuttavia, come specificato dal Bambino Gesù, esso comporta dei rischi da non sottovalutare, considerando che si deve operare su bimbi molto piccoli.

Per questa ragione è stata ideata la nuova procedura basata sui magneti (chiamata magneto-anastomosi) minimamente invasiva. In parole molto semplici, i medici applicano attraverso un sondino tubulare morbido due magneti di 0,5 centimetri nella porzione terminale dei due monconi dell'esofago: per quello superiore si passa dalla bocca, mentre per quello inferiore da un'apertura praticata all'altezza dello stomaco, già presente perché necessaria per alimentare artificialmente i bambini. I due magneti vengono sospinti l'uno contro l'altro per far avvicinare i due tratti di esofago separati – il tutto viene monitorato in radioscopia -, fin quando il polo negativo e quello positivo non iniziano ad attrarsi e congiungersi. Come specificato dal Bambino Gesù, nell'arco di una settimana la forza esercitata dai due magneti spinge ad aprire un varco alla base dei due monconi, mettendoli così in collegamento (che nel frattempo si sono uniti grazie al contatto prolungato). L'intervento dura circa un'ora, la metà o un quarto del tempo necessario per la procedura chirurgica standard.

Superata questa fase delicata i medici rimuovono i magneti e i bambini iniziano un ciclo di trattamenti per mantenere più ampio e dilatato (pervio) l'esofago, attraverso il quale viene introdotto il cibo per le prime volte. Ci sono ancora alcuni elementi da vagliare – come ad esempio il rischio di stenosi, ovvero il restringimento dell'esofago – ed è per questo che sono in programma altri studi internazionali per esaminare eventuali complicazioni post-operatorie, da confrontare con quelle dell'intervento chirurgico classico.

Al momento la magneto-anastomosi è comunque considerata una tecnica estremamente sicura ed efficace, con numerosi benefici per i piccoli pazienti. “I vantaggi di questa nuova tecnica sono molteplici. Oltre a evitare lo stress e le possibili conseguenze (dolore postoperstorio, ferita chirurgica pur se minima ecc.) di un intervento chirurgico classico o mininvasivo toracoscopico, i bambini hanno anche un decorso molto più semplice e spesso anche molto più rapido prima di poter finalmente mangiare naturalmente per bocca. Inoltre, non si creano cicatrici, neppure interne, legate all’accesso chirurgico classico. Questo rende più semplici ed agili eventuali futuri interventi per l’assoluto rispetto della anatomia del torace e del mediastino, la delicata regione anatomica in cui è alloggiato l’esofago”, ha dichiarato il professor Pietro Bagolan, direttore del Dipartimento medico-chirurgico del feto-neonato-lattante presso l'Ospedale Bambino Gesù.

I dettagli dei cinque interventi eseguiti a Roma sono stati descritti nell'articolo “Magnamosis for long gap esophageal atresia: Minimally invasive ‘Fatal Attraction'” pubblicato sulla rivista scientifica specializzata Journal of Pediatric Surgery.

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