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Innocente scarcerato dopo 27 anni grazie ai suoi disegni di campi da golf

Valentino Dixon, un uomo in carcere per un omicidio che non ha mai commesso, è riuscito a dimostrare la sua innocenza solo grazie alla notorietà che ha ottenuto disegnando campi da golf.
A cura di Davide Falcioni
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Ha dell'incredibile la storia di cui è protagonista il 48enne statunitense Valentino Dixon, un uomo che ha trascorso gli ultimi 27 anni della sua vita nel carcere di Attica, nello stato di New York, per scontare una pena a 38 anni per omicidio, ma che ha ritrovato la libertà ormai insperata grazie ai suoi disegni di campi da golf. Proprio così: Dixon, che prima di essere arrestato non aveva nessuna capacità artistica, un giorno si è trovato di fronte alla fotografia della celebre dodicesima buca del campo Augusta National, in Georgia. L'immagine di quel prato curato, delle curve sull'erba, del contrasto con il cielo hanno innescato in lui, che mai aveva solcato un campo da golf, una passione irrefrenabile. Per questo, non sapendo come "ammazzare il tempo" in cella, ha preso matite e colori ed ha iniziato a disegnare campi da golf.

E' in quel momento che la sua vita è arrivata a una svolta: alcune delle sue opere sono finite sotto gli occhi di una guardia penitenziaria che, attraverso una serie di conoscenze, le ha sottoposte a una delle riviste leader del settore, Golf Digest. Numero dopo numero la rivista ha dato spazio ai disegni di Dixon, facendogli acquisirà una notorietà insperata che ha consentito al detenuto di ottenere l’attenzione di diverse associazioni, tra cui il gruppo "Prigioni e giustizia" della Georgetown University, che hanno fatto riaprire il caso e permettere alla verità di emergere: Valentino Dixon era innocente e il giorno del delitto si trovava in un altro luogo. Naturalmente la stessa tesi difensiva era stata manifestata decine di altre volte nei ricorsi alla condanna, però non avevano portato a nessun risultato apprezzabile.

Solo di recente, e paradossalmente grazie a quei disegni di campi da golf, è emerso inequivocabilmente come nell’agosto del 1991 a Buffalo erano stati commesse gravi violazioni nei confronti del 48enne: i testimoni che lo scagionavano non erano stati ascoltati, l’assenza della polvere da sparo sui suoi abiti non era stata presa in considerazione così come nemmeno la confessione, più volte ribadita negli anni, del vero killer.

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