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Inflazione, rincara il carrello della spesa: +1,7%

La rilevazione Istat di giugno: crescono i prezzi dei prodotti più acquistati, dal cibo ai carburanti. È il primo rialzo da agosto 2012.
A cura di Redazione
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Crescono i prezzi dei prodotti più acquistati: a giugno impennata del cosiddetto carrello della spesa (nel paniere che raccoglie dal cibo ai carburanti): rincaro dell'1,7% su base annua, rileva l'Istat. Un valore più alto sia rispetto a quello di maggio (+1,5%) sia a confronto con l'inflazione (+1,2%). L'inflazione del mese ha segnato una risalita, seppur lieve, con il tasso che su base annua è passato all'1,2% dall'1,1%. Si tratta del primo rialzo da agosto 2012. Lo rileva l'Istat nelle stime, aggiungendo che su base mensile i prezzi crescono dello 0,3%, soprattutto grazie al sostegno arrivato dai carburanti.

"Finalmente – scrive Federconsumatori – l’Istat torna a registrare dati attendibili, anche se ancora sottostimati, sulla crescita dei prezzi nel nostro Paese. A giugno l’inflazione, secondo l’Istituto di Statistica, registra un rialzo dell’1,2%, che raggiunge l’1,7% per quanto riguarda i prodotti ad alta frequenza di acquisto che compongono il cosiddetto carrello della spesa. Stando a tali dati le ricadute per i cittadini saranno di +604 Euro annui per una famiglia di 3 persone, cifra che equivale (per una famiglia così composta) ad oltre un mese di spesa alimentare. È evidente come, nella situazione di forte difficoltà come quella che le famiglie stanno vivendo, tali aumenti risultano insostenibili. Ma a fare le spese di questi intollerabili ed ingiustificati aumenti non sono solo i cittadini, è l’intero sistema economico. L’incremento di prezzi e tariffe, infatti, contribuisce ad abbattere ulteriormente una domanda di mercato già in forte crisi (l’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori stima una contrazione dei consumi del -7,3% nel biennio 2012-2013). Tutto ciò non potrà che riportare ricadute sempre più gravi sul fronte della produzione industriale, alimentando così CIG e licenziamenti. Un circolo vizioso nel quale l’economia si dibatte da anni, a cui è necessario mettere la parola fine.

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