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India, violenta rivolta di casta: 19 morti e 200 feriti negli scontri

Violente proteste dei membri della casta dei Jat per ottenere quote per l’inserimento nel mondo del lavoro. I dimostranti hanno anche danneggiato l’acquedotto che porta le riserve idriche nella capitale indiana che è rimasta a secco.
A cura di Antonio Palma
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Almeno 19 persone morte e oltre 200 quelle ferite, è questo il tragico bilancio di alcuni giorni di violentissimi scontri legati a questioni di casta andati in scena nel nord dell'India. Durante gli sconti sono state date alle fiamme abitazioni, stazioni ferroviarie, automobili e mezzi vari oltre a strutture pubbliche, tanto da indurre il governo centrale a inviare l'esercito e a istituire il coprifuoco in alcune aree. Al centro delle proteste le rivendicazioni dei membri della casta dei Jat, una comunità tradizionalmente rurale, che chiedono di poter entrare nelle quote riservate alle caste più basse per l'inserimento nel mondo della pubblica amministrazione e dell'università a fronte delle loro difficoltà a trovare un lavoro.

Teatro delle violenze è lo Stato settentrionale di Haryana, alle porte di New Delhi dove, dopo almeno una settimana di manifestazioni, i dimostranti hanno anche danneggiato l'acquedotto che porta le riserve idriche nella capitale indiana. "Non c’è acqua disponibile ora. E ancora nessuna speranza di averne a breve", ha confermato il vice governatore di Delhi annunciando la chiusura di scuole e uffici e il razionamento dell’acqua nelle case. I manifestanti inoltre hanno occupato anche alcune fabbriche, bloccato l’autostrada per la capitale e paralizzato i trasporti da New Delhi verso il nord dell'India.

Sul posto il governo federale ha dispiegato 4mila truppe dell'esercito oltre alle forze di polizia che hanno già effettuato decine di arresti tra i dimostranti. Anche se al momento la situazione appare più tranquilla dopo che il governo ha annunciato di voler accettare le richieste dei manifestanti, le autorità di New Delhi hanno disposto la chiusura di tutte le scuole per timore di un blocco totale dell'approvvigionamento idrico.

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