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Incinta scopre di avere la leucemia: salvata col bimbo dalla terapia alternativa alla chemio

La bella storia arriva dal Policlinico di Palermo. Emanuele e Marzia sono diventati genitori del piccolo Andrea lo scorso 23 aprile. Mamma e figlio stanno bene. Si tratta della prima volta in cui questa cura è stata tentata in Italia su una donna in così precoce stato di gravidanza.
A cura di Biagio Chiariello
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Mancavano poche settimane a quello che sarebbe stato l’evento più bello della sua vita, quando le è stata comunicata la notizia più terrificante della sua esistenza: leucemia in stadio avanzato al sesto mese di gravidanza. I medici le hanno suggerito l’aborto, ma Marzia e Emanuele Mocera, 31enni siciliani, quel bimbo lo volevano a tutti i costi. A quel punto i sanitari hanno proposto ai futuri genitori di sospendere una parte della chemioterapia per i mesi necessari per completare la gravidanza, sostituita da una cura innovativa, per evitare malformazioni al feto. E la procedura è andata bene. Il piccolo Andrea è nato il 23 aprile scorso al Policlinico di Palermo. Lei e il bimbo stanno bene e presto la 31enne potrà proseguire con le terapie tradizionali. "È un miracolo – dice la neo-mamma a Repubblica stringendo al petto il suo neonato – nessuno può immaginare quello che ho provato quando mi hanno detto che avevo la leucemia".

La storia di Marzia è stata raccontata ai cronisti al Policlinico Paolo Giaccone. La malattia è stata diagnosticata quando la donna era alla 23esima settimana di gestazione. "Siamo profondamente soddisfatti per questo importantissimo risultato ottenuto con uno straordinario lavoro di ricerca e di assistenza –  ha dichiarato Fabrizio Micari, rettore dell'Università di Palermo – Il Policlinico universitario si conferma sempre più come polo di eccellenza sanitaria e come punto di riferimento, non solo per la Sicilia, ma come è dimostrato dalla particolarità di diversi casi che negli ultimi tempi sono stati curati in maniera eccezionale ed innovativa, anche a livello nazionale".

"La paziente è venuta alla nostra osservazione per la presenza di petecchie emorragiche cutanee agli arti inferiori, presto propagate in tutto il corpo – ha spiegato Renato Venezia, docente di Ginecologia – I valori ematochimici al ricovero evidenziavano una piastrinopenia e riduzione del fibrinogeno. Una consulenza con i colleghi dell'ematologia ha poi permesso la diagnosi di leucemia. La paziente ha portato avanti la gravidanza con coraggio e determinazione. È stata sottoposta a stretto monitoraggio ostetrico con controlli ecografici ogni 15 giorni. La crescita fetale è andata avanti regolarmente e non sono state mai riscontrate alterazioni della conformazione morfologica del bambino e degli annessi. La gravidanza è andata avanti senza complicanze ostetriche fino alla 35,4 settimana, epoca in cui si è deciso di procedere al taglio cesareo ( la paziente era precesarizzata ) essendo già stata raggiunta un maturità fetale soddisfacente ed essendoci una buona stima del peso fetale. Il 23 aprile è venuto alla luce A., un bel bambino di kg 2,310 in perfette condizioni di salute e che non ha necessitato di cure intensive neonatali".

Marzia è stata poi sottoposta a terapia salvavita (solo con acido retinoico) e terapia di supporto per il rischio emorragico, infettivo e da lisi tumorale e maturazione (sindrome da differenzazione).

"L'inizio della terapia salvavita, uccidendo rapidamente le cellule leucemiche, ne determina il rilascio di sostanze particolarmente tossiche. In definitiva – hanno spiegato i medici – abbiamo applicato un protocollo di monoterapia chemo-free. L'obiettivo è stato quello di consentire alla paziente di portare avanti la gravidanza fino ad una età gestazionale tale da avere un parto sicuro (34° settimana di gestazione) con feto maturo. Fortunatamente la paziente ha risposto veramente bene alla terapia, con progressiva normalizzazione dei parametri ematologici e risoluzione delle complicanze emorragiche. Non solo, ma la paziente è andata in remissione molecolare"

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