Inchiesta petrolio, confermato sequestro impianti Eni in Val D’Agri: stop alle estrazioni
La produzione petrolifera da 75 mila barili al giorno negli impianti Eni in Val D'Agri rimane bloccata. Il Tribunale del Riesame di Potenza infatti ha confermato i provvedimenti di sequestro di due vasche del Centro Oli Eni di Viggiano e del pozzo di reiniezione "Costa Molina 2" a Montemurro, disposti nei giorni scorsi dalla magistratura nell'ambito dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata. Il sequestro degli impianti in provincia di Potenza anche se non tocca gli impianti estrattivi di fatto blocca la produzione di greggio in Val D'Agri con ricadute anche sulla raffineria di Taranto. Per questo l'Eni, che gestisce l'impianto, aveva fatto ricorso sottolineando che e la società "nelle sue attività al Centro Oli di Viggiano ha sempre agito nel pieno rispetto della legge, come confermato da tutte le operazioni effettuate in materia di qualità dell'ambiente, corrette procedure di reiniezione e stato di salute dei dipendenti". Il Tribunale del Riesame però ha ritenuto di dover respingere la richiesta di dissequestro.
L'ordine di sequestro era stato eseguito il 31 marzo scorso dai carabinieri del Noe su diposizione della Procura della Repubblica di Potenza nell'ambito dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata che ha già portato agli arresti domiciliari sei persone, cinque dipendenti dell'Eni e l'ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino con l'ipotesi di presunto smaltimento illecito di rifiuti prodotti dallo stesso impianto. Nell'ambito del stesse indagini molti altri invece sono finiti sul registro degli indagati per filoni di inchiesta paralleli tra cui Gianluca Gemelli, compagno dell'ex ministra Federica Guidi, costretta alle dimissioni dopo le intercettazioni riguardanti l'impianto estrattivo della Total a Tempa Rossa.
