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In Italia le aziende falliscono aspettando i pagamenti

La drammatica fotografia scattata dalla Cgia di Mestre: oltre 15mila chiusure d’aziende addebitabili ai ritardi nel saldo delle commesse.
A cura di Redazione
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È una fotografia impietosa quella scattata dalla Cgia di Mestre, riguardante i fallimenti delle imprese vittime dei ritardi o dei mancati pagamenti da parte dei committenti pubblici e privati: tra il 2008 ed il 2012 sono più che raddoppiati (+114%) i fallimenti. "È verosimile ritenere che i debiti della Pubblica amministrazione italiana nei confronti delle imprese ammontino a circa 120 miliardi di euro" dichiara il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, che sostiene come l'ammontare dei debiti sia superiore rispetto ai dati forniti da Banca d'Italia, in base a un'indagine campionaria presentata nel marzo scorso, secondo cui il debito della Pubblica amministrazione è pari a 91 miliardi di euro. "Alla luce di questi elementi – continua Bortolussi – riteniamo che l'ammontare dei debiti scaduti stimato dalla Banca d'Italia sia sottodimensionato di circa 30 miliardi di euro". Dall'inizio della crisi alla fine del 2012 sono fallite per mancati pagamenti oltre 15.000 imprese. La Cgia stima che tra il 2008 ed il 2010 questa incidenza abbia raggiunto la soglia del 30%, per salire al 31% nel biennio 2011-2012. Pertanto, a fronte di oltre 52.500 fallimenti registratisi in Italia nel quinquennio preso in esame, la Cgia ritiene che 15.100 chiusure aziendali siano addebitabili ai ritardi nei pagamenti, pari a +114% dal 2008 al 2012. L'Italia, secondo Cgia Mestre è maglia nera in Europa per quanto concerne la mancata regolarità dei pagamenti tra la Pa e le imprese nonché nelle transazioni commerciali tra le imprese. È stimato che a fronte di oltre 52.500 fallimenti nei cinque anni in esame, 15.100 chiusure aziendali siano addebitabili ai ritardi nei pagamenti.

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