Imperia, muore in uno yacht rompendosi l’osso del collo: chi è Rebecca Boyle, 33enne inglese
Il corpo senza vita trovato ieri mattina, 4 luglio, a bordo dello yacht di lusso “La Polonia”, ormeggiato in Calata Anselmi, nel porto di Imperia, è quello di Rebecca Boyle, 33enne inglese. Sulla salma le autorità hanno disposto l’autopsia. Al momento, è stata confermata la prima ricostruzione dei fatti secondo cui la vittima avrebbe bevuto molto, e proprio a causa delle sue precarie condizioni psicofisiche, dovute all’abuso di alcol, sarebbe caracollata per le scale, rovinando a terra e procurandosi la rottura dell’osso del collo. Rebecca sarebbe morta sul colpo.
A lanciare l’allarme sono stati gli altri membri dell’equipaggio nelle prime ore della mattinata, preoccupati per non averla vista presentarsi a colazione. Dopo poco hanno scoperto il cadavere nella sua cabina. La Procura di Imperia ha aperto un’inchiesta sulla tragica vicenda. Il fascicolo è sulla scrivania del PM Maria Paola Marrali. L’esame autoptico, che verrà eseguito dal medico legale Jean Claude Orengo, servirà per fare chiarezza sulle cause del decesso e per escludere la possibilità di un coinvolgimento di terze persone della morte di Rebecca.
Secondo una prima ricostruzione, Rebecca, che aveva preso servizio a bordo dello yacht “La Polonia”, del valore di 6 milioni di sterline, come stewardess da una settimana, dopo aver guardato la partita dell’Inghilterra ai Mondiali 2018 insieme agli altri membri dell’equipaggio, sarebbe uscita da sola per bere un drink in un locale di Borgo Marina. Una volta fuori, avrebbe incontrato alcuni colleghi dello yacht ormeggiato a fianco al suo, “Dynamio“, e avrebbero deciso di proseguire la serata a bordo dell’imbarcazione. Al termine della serata, intorno a mezzanotte e mezza, probabilmente ubriaca, la giovane sarebbe stata accompagna sino alla passerella sul proprio yacht. Una volta salita a bordo dell’imbarcazione Rebecca, nel tragitto verso la propria cabina, sarebbe stata vittima della caduta mortale da una scala. Il resto dell’equipaggio, già a dormire o fuori sede, non si sarebbe accorto di nulla. Almeno fino alle 7 del giorno dopo, quando è stato dato l’allarme.