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Ilva, collinette “ecologiche” nate per proteggere le case erano diventate discarica di rifiuti

La scioccante scoperta da parte di Arpa Puglia ha fatto scattare i sigilli al’intera area . Per gli inquirenti le collinette che dovevano impedire che i fumi del siderurgico arrivassero alle case sono state usate per decenni come discarica abusiva di scarti industriali pericolosissimi che hanno avvelenato l’intera zona.
A cura di Antonio Palma
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Erano nate per proteggere  in qualche modo dall'inquinamento le case che sorgevano più vicino all'area industriale dell'Ilva di Taranto ma quelle collinette, definite "ecologiche", negli anni erano diventate decisamente altro, assumendo un ruolo diametralmente opposto a quello per cui erano state pensate: si erano trasformate in una sorta di discarica abusiva di scarti industriai pericolosi. Per questo nelle scorse ore i carabinieri del Noe hanno posto i sigilli all'intera area  di circa nove ettari del polo siderurgico ex Ilva, ora ArcelorMittal Italia, su disposizione della procura di Taranto che ha emanato un provvedimento di urgenza.

Dopo accertamenti investigativi, infatti, i militari del Nucleo operativo ecologico hanno accertato che le collinette sono diventate una "enorme discarica abusiva di svariate tonnellate di rifiuti industriali". In pratica, secondo gli inquirenti, le collinette venivano usate come discarica dallo stesso impianto siderurgico che le possedeva e che vi stoccava tonnellate di scarti industriali anche pericolosi come loppa, scorie d'altoforno ed altro che poi hanno riversato nei terreni e nell'ambiente circostante sostanze altamente tossiche e cancerogene come diossine, furani, pcb, idrocarburi e metalli vari.

Il sequestro è scattato a seguito degli accertamenti avviati nel secondo semestre del 2018 sull'impianto che si sono avvalsi anche dalle analisi effettuate da Arpa Puglia. I risultati delle analisi sono confluiti in una inchiesta che ora ipotizza il reato di concorso in getto pericoloso di cose e gestione di rifiuti non autorizzata che però al momento non vede indagati perché a carico di ignoti. Per il sostituto procuratore Buccoliero, “occorre intervenire tempestivamente, con la messa in sicurezza ed eventuale bonifica, per impedire che il reato possa giungere a conseguenze ben più gravi come l’avvelenamento della falda sottostante e la dispersione in area urbana delle sostanze tossiche presenti”,

"È sconcertante quanto in passato si sia abusato, con estrema leggerezza, del nostro territorio e di come si sia attentato alla salute dei cittadini" ha affermato in una nota il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, aggiungendo: "Il Comune di Taranto darà il massimo supporto agli inquirenti ed ai soggetti preposti al fine di restituire presto serenità ai cittadini di quel quartiere. Ove si avviasse un procedimento, anche con la costituzione di parte civile. Ogni volta che Taranto prova a compiere un passo in avanti, qualcosa ci riporta indietro, ma non si può mollare, non si devono ripetere gli errori e le omissioni del passato, non si può arrestare il processo di ambientalizzazione".

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