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Il supermercato socialmente utile: spesa gratis in cambio di volontariato

Fare la spesa senza pagare. In cambio, dare il proprio aiuto collaborando con i servizi sociali. E’ l’iniziativa del Centro Servizi per il Volontariato che a maggio inaugurerà a Modena l’Emporio Portobello, un supermercato per disoccupati e famiglie in difficoltà economica.
A cura di Biagio Chiariello
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A Modena a maggio aprirà un supermercato quantomeno speciale: propone infatti di fare la spesa, ma di non pagarla. In cambio viene chiesto ai clienti – disoccupati e famiglie in difficoltà economica – di dare il proprio aiuto collaborando con i servizi sociali. L'iniziativa è stata pensata dal Centro Servizi per il Volontariato e il supermarket in questione è l’Emporio Portobello. Il sistema è semplice, come spiega il Fatto Quotidiano: in base alle capacità economiche e alla posizione ISEE, ogni nucleo avrà diritto ad una tessera punti da cui verranno scalati i vari prodotti in esposizione sugli scaffali, che la famiglia avrà deciso di acquistare. Attenzione, non si tratta di carità, ci tengono a sottolineare gli organizzatori: “Crediamo molto in questo progetto e vogliamo si mantenga la dimensione dell’acquisto, nessuno regala niente, ma coinvolgiamo le persone in un progetto specifico – commenta Angelo Morselli,presidente del Centro per il Volontariato, al Fatto -. Noi vogliamo stringere un patto con gli utenti che accoglieremo nei nostri locali. Ci sono delle condizioni e sarà fondamentale per tutte le parti rispettarle”.

Il progetto è rivolto ad almeno una parte dei 4 milioni di poveri in Italia. Solo a Modena sono circa 450 le famiglie meno abbienti. Chi non ha problemi economici può invece "donare una spesa": ovvero fare una donazione in denaro; anche le aziende possono dare il contributo, donando direttamente i prodotti d'acquisto. Per conoscere da vicino il progetto, è possibile informarsi direttamente sul sito dell'iniziativa, dove non manca la voce “dona il tuo tempo”, relativa all'attività  di reclutamento volontari degli organizzatori: si cercano studenti o semplici cittadini che per qualche ora a settimana possono dare una mano a gestire la struttura. Morselli ci tiene a precisare che l'idea non è legata alla Chiesa, ma scaturisce dagli intenti delle diverse associazioni laiche presenti in Emilia Romagna. “Siamo abituati a vedere questo tipo di progetti legati solo al mondo del volontariato cattolico, ma in questo caso ci sono anche altre realtà vicine all’associazionismo civico. Purtroppo il nuove welfare dovrà passare per forza dal volontariato. Per le famiglie non si tratta più di non riuscire ad arrivare alla fine del mese, ma nemmeno alla terza settimana. Se mancano i fondi e gli aiuti a livello statale, bisogna che siano i cittadini a rimboccarsi le maniche”.

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