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Il ritorno in campagna e la riscoperta dei bachi da seta: la Storia di tre giovani calabresi

L’impresa di tre giovani calabresi che dopo un lungo giro di esperienze in Italia e all’estero si sono ritrovati al punto di partenza, in Calabria, lanciando un ambizioso progetto di riscoperta delle antiche tradizioni locali: “Non Volevamo più vivere in posti dove non si vede il cielo”
A cura di Antonio Palma
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Come tanti altri giovani della loro terra, erano emigrati altrove per  trovare un futuro migliore ma dopo un lungo giro di esperienze in Italia e all’estero, si sono ritrovati al punto di partenza, in Calabria, dove hanno deciso di ritornare alle antiche tradizioni per riscattare la propria terra, creare nuove opportunità e dunque restare. È la storia di tre giovani calabresi, Domenico, Miriam e Giovanna, e della loro Nido di Seta, la Cooperativa di San Floro, in provincia di Catanzaro, che ha riportato in vita la tradizione dell’allevamento dei bachi e la produzione di seta. L'idea dei tre scaturisce da un vecchio progetto del Comune di San Floro per riscoprire quest’antica tradizione che aveva lasciato in eredità circa 3.500 piante di gelso di cui si nutrono i bachi e un museo ma completamente abbandonati.

“Domenico è cresciuto allevando bachi da seta: sono stati suo nonno e suo padre a tramandargli questa tradizione. Abbiamo deciso di partire dalle sue conoscenze e siamo riusciti a ottenere dal Comune la concessione per l’utilizzo di cinque ettari di terra sulla quale erano stati piantati 3500 gelsi, di un casolare e del Museo della Seta” ha raccontato Miriam Pugliese, parlando del suo socio Domenico Vivino, giovane di San Floro che viveva a Napoli. Insieme a un’altra socia, Giovanna Bagnato, artista della ceramica, hanno fondato la cooperativa  nel 2013 e in pochi anni hanno rilanciato un'antica tradizione locale che tra 1300 e 1700 aveva portato Catanzaro a diventare la capitale europea della seta. L'idea di rilanciare, con le proprie forze, un progetto basato sulle ricchezze del territorio ha avuto successo e grazie anche ad artigianato e accoglienza e lavorando con materie solo naturali, i tre giovani hanno raggiunto il loro obiettivo

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