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Il pregio necessario della parola ‘femminicidio’

Non è raro sentire criticare il termine ‘femminicidio’. Pare che suoni male all’orecchio di molte persone, secondo qualcuno è superfluo, secondo altri è perfino svilente. Ma osserviamolo meglio.
A cura di Giorgio Moretti
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In latino il verbo caedo significa ‘uccidere'. Ricorre spesso nella formazione di parole italiane come suffisso, anzi come suffissoide, cioè secondo elemento di parole composte che avrebbe un significato autonomo ma che è usato in maniera analoga ai suffissi.

Il primo termine in cui lo incontriamo, cioè il termine base con cui indichiamo l'atto del cagionare la morte di una persona è ‘omicidio'. Nel latino homicidium, a caedo è apposto il sostantivo latino homo, che come primo significato ha quello di ‘persona umana', proprio in un'ottica di specie. È quindi l'uccisione di un essere umano.

Capiamo subito che si tratta di una parola enorme e generale, e proprio la facilità di formare le parole con caedo ha permesso di specificare (già in latino) una grande quantità di uccisioni particolari, con parole più precise: pensiamo in primis quelle all'interno della famiglia, sicuramente le più simpatiche, come matricidio, parricidio, uxoricidio (propriamente l'assassinio della moglie ma in italiano, talvolta, anche del marito), e ovviamente il fratricidio. Ma ovviamente e purtroppo sentiamo anche parlare di infanticidio, di suicidio, quando c'erano più corone in giro si parlava anche di regicidio, e figuriamoci che l'uccisione di Cristo, nella dottrina cristiana, è a tutti gli effetti un deicidio. Suffissoide fertile, nevvero?

Non deve quindi stupire che la nuova consapevolezza e crescente attenzione su quella specie di omicidi che vengono perpetrati contro le donne proprio in quanto donne, cioè quegli omicidi la cui specificità sta nell'essere estrema conseguenza della misoginia, abbia prodotto un termine speciale come ‘femminicidio‘. Niente di nuovo sotto il sole.

E non deve far storcere troppo il naso la composizione imperniata sulla ‘femmina': anche se ripercorrendo a ritroso la storia del termine troviamo la poco lusinghiera femina latina col suo significato di ‘femmina d'animale', va detto che il nostro ‘femminicidio' è mutuato dall'inglese ‘feminicide'. E si sa che lo sguardo che ha l'italiano sul latino non è quello che sul latino ha l'inglese. Inoltre nella sua primitività il termine ‘femmina' riesce ad avere un respiro internazionale: senza incertezze si rende comprensibile attraverso le lingue e i dialetti più disparati, e il femminile e il femminino evocano valori alti e chiari.

Ma sostanzialmente, costruzioni a parte, il suo più alto pregio è che questa parola serve. Come notiamo spesso, la tradizione ci insegna che il primo passo necessario a neutralizzare un demone, interiore o esteriore, è chiamarlo per nome.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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