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Il Pd di Matteo Renzi batte tutti, anche la DC del 1979

Il risultato ottenuto da Renzi non ha pari nella storia delle elezioni europee. Bisogna tornare al 1979 per trovare numeri del genere, quando la DC di Zaccagnini conquistò il 36,45%.
A cura di D. F.
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Per trovare un risultato paragonabile a quello del Partito Democratico alle elezioni europee bisogna andare indietro di 35 anni, al 1979, quando la Democrazia Cristiana guidata da Benigno Zaccagnini ottenne il 36,45% dei consensi: oltre 12 milioni di voti che valsero alla DC 29 seggi al parlamento europeo. Tanti, ma meno persino di quelli ottenuti da Matteo Renzi e dal suo PD, che ha trionfato superando il 40%, ottenendo 31 seggi ma meno voti (11.172.861). All'epoca il rivale della Democrazia Cristiana era il Partito Comunista Italiano, il cui segretario era proprio quel Berlinguer ripetutamente tirato per la giacchetta da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio negli ultimi giorni di campagna elettorale. Il PCI nel 1979 ottenne il 29% dei consensi, 24 seggi e 10.361mila voti: il doppio rispetto a quelli del Movimento 5 Stelle.

In questi numeri c'è la dimensione della vittoria di Matteo Renzi. Un trionfo sorprendente: mai il segretario di un partito italiano era riuscito a superare alle elezioni europee il 40%, neppure quella Democrazia Cristiana radicata in ogni città e villaggio. Il premier è riuscito a capitalizzare uno scontro voluto e innescato da Beppe Grillo su toni che – a dire il vero – 30 anni fa non erano neppure immaginabili. Nel 1984 si votò il 17 giugno. Il segretario del PCI Enrico Berlinguer era morto da appena sei giorni in seguito a un malore durante un comizio a Padova. Tra i militanti e gli iscritti del PCI serpeggiavano commozione e provondissima tristezza per un uomo che aveva guidato il partito per 12 anni, traghettandolo in quelle elezioni europee al 33,33%: 11.714.428 voti, 27 seggi per il più importante partito comunista dell'Occidente.

Cinque anni dopo, nel 1989, a guidare il PCI era Achille Occhetto. Le elezioni europee si tennero il 18 giugno. Il Muro di Berlino sarebbe stato abbattuto di lì a qualche mese, ma nell'aria le cose stavano già cambiando sensibilmente. Il PCI, infatti, venne nuovamente scalzato dalla Democrazia Cristiana, che vinse con il 32,9% dei voti. La falce e martello arrivò seconda perdendo, rispetto al 1984, oltre due milioni di voti. Nel 1994 lo scenario mutò radicalmente: il Partito Cominista Italiano non esisteva più, soppiantato dal PDS. Anche la Democrazia Cristiana si era sciolta. In campo scesero Forza Italia, PDS ed altre "nuove" formazioni (ad esempio Alleanza Nazionale e Rifondazione Comunista): le elezioni europee vennero finte – con il 30,6% – da Silvio Berlusconi, imprenditore che si prese anche le "politiche". Stesso risultato nel 1999, malgrado un'emorragia di quasi tre milioni di voti. Forza Italia trionfò con il 25% dei consensi, battendo nettamente i DS (fermi al 17%).

La situazione si ribaltò solo nel 2004: a quelle elezioni europee vinse l'Ulivo con il 31,08%, 10.105.836 voti. Nel 2009, invece, fu la volta del PDL, che toccò il 35,26% dei consensi per quasi 10milioni e 800 mila voti. Molti in meno rispetto al Partito Democratico di Renzi, che ieri ha fatto registare un vero e proprio record.

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