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Il Pd a rischio scissione: “la nuova sinistra” contro “il centro alleato con Berlusconi”

Voci di una possibile scissione del Pd da una parte “il nuovo partito della sinistra” dall’altra “il centro alleato con Berlusconi”
A cura di Redazione
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Partito_Democratico

I primi sono stati Barca e Civati. Da una parte il ministro che ha definito "incomprensibile il no a Rodotà" dall'altra il democratico lombardo che non solo non ha votato Napolitano ma oggi dal suo blog ha definito i suoi (ex?) colleghi di partito "Quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra".

Un lungo attacco che inizia, ovviamente, dalla battaglia per il Quirinale: "avremmo potuto partire da Prodi e Rodotà e invece siamo partiti da Marini o Amato o qualcun altro che parlasse a Berlusconi" – e continua – "Non abbiamo considerato la candidatura di Rodotà perché quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra non la volevano. Non perché ci fossero altri motivi, né altre questioni".

Sebbene non parli di scissione (anzi) si può leggere su civati.it:  "A chi mi chiede come vorrei che fosse il Pd, rispondo così. Che vorrei che quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra si levassero di torno, una volta per tutte. Che non è una rottamazione, ma una rivoluzione. Che non lo vorrei spacchettato in due o tre pezzi, ma che lo terrei unito, su basi diverse, persone diverse, parole diverse".

Ma voci di rottura vengono anche da ambienti vicine alla Presidenza della Camera che parlano di due anime da una parte "il nuovo partito della sinistra" dall'altra "un partito di centro alleato di Berlusconi". Un asse Sel-Barca capace di trascinare anche una parte dei giovani del PD sembra un'ipotesi sempre meno peregrina.

Il congresso del Pd non è ancora iniziato ma i toni da resa dei conti sono già in moto.

Segnali arrivano anche dal centro con le dichiarazioni di Marini:  "Quanto accaduto è più che inaccettabile, è stato volgare e ingiusto" e ancora: "Il Pd deve recuperare credibilità, l'ha persa tutta e non so come ci si possa sedere accanto a interlocutori e leggergli negli occhi la domanda se si possono fidare". E poi: "La mia candidatura era legata a una strategia che torna ora", visto che "Napolitano ora non ha spazi per dire cose diverse dal fare intese anche con il Pdl, non le chiamiamo larghe intese, chiamiamole medie intese…". "Questo partito non lo governa nessuno. La malattia è un dilagare di opportunismo che ha toccato questo nostro partito", dice. Poi l'attacco a Renzi, che l'ha impallinato la sera prima del voto: "Ha un'ambizione sfrenata, la moderi".

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