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Il Paese in cui le carceri chiudono perché è tutto troppo sicuro e ci sono pochi detenuti

Pochi detenuti e costi di gestione troppo alti. Il governo olandese decide di risolvere in modo concreto il “problema” delle carceri nel paese. Ma come è possibile che in una nazione europea vengano commessi così pochi crimini da arrivare a chiudere le prigioni? Come si è arrivati a questo punto?
A cura di Biagio Chiariello
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L’Olanda è notoriamente conosciuta come uno dei paesi più tolleranti e sereni al mondo, con un livello di crimini violenti ad  impressionantemente basso. Ma potrebbe sorprendervi sapere che Amsterdam e le altre città dei Paesi Passi sono cose sicure che le carceri stanno chiudendo un po’ ovunque. Il motivo è semplice: non ci sono abbastanza prigionieri da rinchiudere. Dal 2009 almeno ventisette delle carceri del paese sono chiuse causa “spopolamento”, e altre cinque hanno già programmato la cessazione dell’attività. A riportare in anteprima la notizia è stato De Telegraaf, uno dei principali quotidiani dei Paesi Bassi, sulla base di documenti interni del governo locale.

Pochi carcerati, pochi crimini in Olanda

Le carceri olandesi sono così scarsamente popolate che nel settembre 2016 il paese ha finito per importare 240 prigionieri norvegesi così da riempirne gli spazi, per poi affittare le sue celle ad altri paesi. Uno dei principali motivi di questa chiusura di massa è che l’Olanda ha uno dei tassi di incarcerazione tra i più bassi in Europa. Il paese ha una popolazione di 17 milioni, ma solo 11.600 persone sono state detenute: un tasso di 69 incarcerazioni per ogni 100.000 persone. Numeri che hanno spinto il parlamento olandese a concludere che spendere dei soldi per mantenere delle carceri vuote è semplicemente inutile.

Come si è arrivato a chiudere le carceri

Ma non è sempre stato così. I crimini nei Paesi Bassi sono diminuiti costantemente dal 2004/5, quando il governo ha bloccato la diffusione delle droghe pesanti che arrivavano nel paese attraverso gli aeroporti internazionali, lasciando invece spazio libero alle droghe leggere “di casa”, secondo quanto riportato dall'Irish Times. Un mix tra leggi flessibili in materia di droga, un focus sulla riabilitazione piuttosto che sulle punizione e l'introduzione dell'etichettatura elettronica per i criminali sono i fattori che hanno contribuito ad abbassare il tasso di criminalità, si legge su The Independent.

E il futuro?

Nel 2008, un rapporto del dipartimento di giustizia del paese ha rilevato che l'etichettatura elettronica, che permetteva ai criminali di restare liberi e di tornare in carcere dopo il lavoro, riduceva la recidività fino al 50% rispetto alla detenzione pura. Il risultato complessivo è che sono stati registrati sempre meno casi criminali: 167.100 nel 2011, il 13% in meno rispetto all'anno precedente, secondo il rapporto del Times. Tuttavia, la sicurezza dei Paesi Bassi ha avuto un impatto a catena: la chiusura delle carceri registrate lo scorso anno avrebbe significato la perdita di quasi 2.000 posti di lavoro. Per di più non tutti sono sicuri del fatto che nel periodo a lungo termine il governo non possa pentirsi delle proprie azioni: "Questo esperimento sociale si sta diffondendo attraverso i Paesi Bassi come una fuoriuscita di petrolio", ha detto all'Irish Times Rob Minkes, presidente del consiglio comunale degli ufficiali carcerari olandesi. "La domanda è: questo è davvero un vantaggio per la nostra società? Dobbiamo essere sicuri che le vittime dei crimini si sentano al sicuro. E non so se questo avvenga con la chiusura delle prigioni".

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