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Il miglior colloquio di lavoro è un appuntamento al buio: 5 vantaggi del blind recruitment

La nuova frontiera della selezione del personale è il cosiddetto blind recruitment: ecco almeno 5 motivi per cui questa modalità è da preferire rispetto alle interviste tradizionali, come dimostra l’esperienza di SAP.
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A cura di Redazione
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Immaginate di trovarvi a un appuntamento al buio, solo che, invece di un potenziale partner, di fronte avete il vostro futuro datore di lavoro, al quale esponete capacità e attitudini, senza preoccuparvi di quello che indossate, del colore della vostra pelle o dei piccoli difetti che vi rappresentano. Non è la scena di un film e neppure utopia, ma l’ultima frontiera della selezione del personale. Un trend, questo dei colloqui al buio, a cui si affidano sempre più aziende per trovare il candidato più adatto alle proprie esigenze.

Già da qualche anno, sopratutto in Nord America, la pratica del blind recruitment è diventata un must: dai curricula che scorrono tra le mani dei recruiter vengono cancellate alcune informazioni degli aspiranti lavoratori, come età, sesso e razza, per eliminare qualsiasi tipo di pregiudizio nella scelta. SAP Italia ha fatto di più. Lo scorso ottobre, in occasione di SAP Forum a Milano, l’azienda, leader mondiale nelle soluzioni software per il business, ha organizzato dei colloqui al buio, nel senso letterale del termine, ponendosi come pioniere di questa strategia: i candidati hanno avuto la possibilità di presentarsi ai selezionatori in stanze prive di luce in modo che fossero le loro effettive competenze e abilità a emergere. Ecco almeno cinque vantaggi di questa innovativa modalità di selezione.

Addio pregiudizi: il ritorno dell’oggettività

Il primo, grande vantaggio di un colloquio al buio è la totale assenza di pregiudizi, dovuti all’età, al genere e alla razza del candidato, che potrebbero esercitare una influenza negativa, anche a livello inconscio, sul selezionatore nella fase di scelta di un potenziale membro del proprio team di lavoro. Si tratta di una naturale tendenza umana a giudicare e farsi un’idea di chi si ha di fronte sulla base di una serie di parametri. Un esempio? Generalmente una persona di bell’aspetto o ben vestita viene considerata anche brava per ricoprire un determinato ruolo, ma non sempre ciò corrisponde alla realtà.

Niente tensione e ansia da prestazione

Questa modalità di selezione permette di liberare i candidati da eventuali tensioni, mettendoli così nella condizione di valorizzare al meglio i propri punti di forza. In più, la consapevolezza di mettere in risalto solo le proprie qualità intellettuali, senza doversi preoccupare di dover apparire a tutti i costi, libera chi affronta il colloquio da quell’ansia di prestazione che in molti casi rappresenta il nemico più temuto nella fase di ricerca del lavoro.

Largo al talento

Senza l’ansia di dover necessariamente apparire nel modo in cui si crede di poter far colpo sui selezionatori, i candidati possono essere finalmente se stessi, puntando tutto sulle proprie capacità e sul proprio talento. La mancanza di contatto visivo permette, infatti, una relazione più diretta tra i due soggetti a livello “spirituale”, per cui risulta più facile sentirsi a proprio agio. Tra chi ha sostenuto questo tipo di colloquio, molti hanno raccontato che “non si viene guardati fisicamente, ma per che quello che si è veramente”.

Più diversità meno omologazione

I colloqui al buio sono utili anche per diversificare le risorse selezionate. Non solo per l’azienda che assume, ma anche per i candidati che riescono a mettere in evidenza, e al meglio, i loro i punti di forza durante l’intervista. D’altronde si sa che un team di professionisti eterogeneo e un ambiente lavorativo che favorisce l’inclusione permettono di ottenere performance lavorative migliori e dove ciascuno, sulla base delle proprie capacità, dà un apporto significativo al risultato finale.

La consapevolezza di essere i migliori

Infine, i colloqui al buio possono rivelarsi un toccasana anche per l’autostima di chi è stato selezionato, dal momento che questa modalità di selezione aiuta davvero a scegliere i candidati migliori, perché non c’è nessun altro elemento su cui giudicare se non le capacità oggettive di questi ultimi, il loro vissuto e le loro idee. In questo modo, anche quando si comincerà a tutti gli effetti la propria carriera lavorativa, si riuscirà più facilmente a mettere la faccia nei vari progetti e a dare il proprio contributo per il successo di tutto il team.

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