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Il massacro senza fine dell’Afghanistan, nel 2017 almeno 10mila civili morti o feriti

I dati diffusi dalla missione delle Nazioni Unite nel Paese. Aumentano i morti provocati da attentati terroristici ma anche quelli dei raid aerei Usa che sono ripresi per contrastare talebani, Isis altri gruppi antigovernativi.
A cura di Antonio Palma
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Da tempo il Paese formalmente non è più in guerra dopo la cacciata dei talebani da Kabul e il loro confinamento in alcune regioni remote, ma in Afghanistan il massacro di civili non si mai fermato. Solo nel 2017 sono stati oltre 10mila i civili vittime del conflitto tra morti e feriti. Lo rivelano i dati diffusi dall'Unama, la missione delle Nazioni Unite di assistenza al Paese, nel suo rapporto annuale sulle vittime del conflitto. Un dato che, secondo la stessa agenzia, è in calo del 9% rispetto al 2016 ma che inquadra bene il conflitto in atto: se diminuiscono i civili colpiti in azioni militari di larga scala, aumentano invece al contrario quelli colpiti in attentati, cresciuti addirittura del 17% rispetto all'anno precedente.

Da tempo infatti il Paese è vittima di sanguinosissimi atti terroristici anche nelle grandi città che non risparmiamo ospedali, organizzazioni umanitarie ed edifici religiosi. Complessivamente, 57 attacchi suicidi e altre forme di attentato hanno causato 605 morti e 1.690 feriti, diventando la principale causa di morte e lesioni.  "È il bilancio più pesante mai registrato in un solo anno per questo tipo di attacchi da quando la missione di assistenza dell'Onu ha iniziato a documentare le vittime civili del conflitto afgano nel 2009", hanno aggiunto dalle Nazioni Unite.

"Questa tendenza è già confermata nel 2018", ha detto la rappresentante speciale delle Nazioni Unite, Tadamichi Yamamoto, ricordando gli assalti di gennaio tra cui quello contro l'ong Save the Children. "La gente viene uccisa durante le attività quotidiane, quando viaggia in autobus, prega alla moschea o semplicemente perché passa vicino a un edificio", ha commentato l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Raad Al Hussein. Dietro questa escalation c'è una guerra sotterranea tra le due formazioni islamiste, i talebani e l'Isis. Sono loro infatti a contendersi la leadership nel fronte jihadista con attentati sempre più sanguinosi da rivendicare.

"La cosa più preoccupante è l'aumento degli attacchi indiscriminati su aree densamente popolate", spiegano dall'Onu. Il rapporto delle Nazioni Unite assegna circa i due terzi di tutte le vittime (65%) ai ribelli (il 42% ai talebani, il 10% all'Isis e il 13% indeterminato), il 13% alle forze governative e il 2% alle forze internazionali. Su quest'ultimo dato, in aumento  rispetto al 2016, pesa il rafforzamento dei bmbardamenti degli americani. Nel 2017, gli Usa hanno sganciato 4.300 bombe per contrastare l'azione di talebani, Isis e degli altri gruppi antigovernativi, uccidendo 154 persone: quelle che con un eufemismo vengono chiamate "vittime collaterali".

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