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Il leghista Giovanni Nurra denuncia: “Hanno sabotato la mia auto, volevano uccidermi”

Giovanni Nurra, coordinatore della Lega del Nord della Sardegna, sostiene di essere stato vittima di un tentato attentato messo in atto mediante l’allentamento dei bulloni dei cerchioni posteriori. “Potevano uccidere me e la mia famiglia. Ho preso l’auto con la mia compagna e mio figlio di quattro anni e abbiamo sentito dei rumori strani e ci siamo resi conto che le ruote avevano qualche problema”.
A cura di Charlotte Matteini
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Potenziale vittima di un attentato che avrebbe potuto uccidere lui e la sua famiglia. È quanto sostiene il coordinatore della Lega per il Nord della Sardegna, Giovanni Nurra. Secondo quanto raccontato, circa dieci giorni fa Nurra sarebbe stato vittima di un tentato attentato non riuscito solo grazie al pronto intervento di un meccanico che si è accorto dell'esistenza di un problema all'auto. "Potevano uccidere me e la mia famiglia. Ho preso l'auto con la mia compagna e mio figlio di quattro anni e abbiamo sentito dei rumori strani e ci siamo resi conto che le ruote avevano qualche problema. A quel punto sono andato dal meccanico e abbiamo scoperto cosa era successo. Il meccanico mi ha detto che se non ci fossimo accorti di nulla saremmo potuti morire: perdendo le ruote posteriori, difficilmente avremmo avuto scampo". 

In sostanza, spiega Nurra, l'auto sarebbe stata sabotata di notte mediante l'allentamento dei bulloni dei cerchioni posteriori. "Non ho mai ricevuto minacce ma il mio impegno politico deve avere dato fastidio a qualcuno. Non credo all'azione di gruppi estremisti di sinistra o di altri movimenti di destra perché a Sassari non ci sono organizzazioni violente. Quindi non escludo nulla, nemmeno qualche gelosia interna nel mio stesso ambiente politico. Presenterò un esposto alla Digos di Sassari per trovare i responsabili", conclude Nurra.

"Il paese natale di mio padre è Cossoine. Anche a me danno del cossoinese e devo dire che la cosa mi rende orgoglioso. Si, perché li ci sono le mie radici. Lo chiamavano Orgosoleddu perché era famoso per la violenza e vendicatività dei suoi abitanti che pare in origine fossero una colonia di Corsi. Si le origini me le porto nel sangue. Il mio sangue è ancora caldo. Mio bisnonno era il segretario comunale del paese e ancora conserva la mia famiglia la sua biblioteca. Grande cultura e grande passione politica. Fu ucciso da una pistolettata in faccia perché insegnava a firmare agli analfabeti per renderli padroni del loro destino. Minacciato non ebbe paura. Morì ma chi lo uccise fece una fine ancora peggiore. Qual'è la morale? La morale è che mi muove il coraggio e quel coraggio mi scorre nelle vene e a quei vigliacchi che mi hanno allentato i bulloni delle gomme posteriori della mia auto mettendo a rischio la mia vita, quella di Cristina e di mio figlio di quattro anni, dico vigliacchi e figli di cane sappiate che ora sono più determinato di prima! Naturalmente ho fatto denuncia alle autorità competenti. Verrà fuori la verità", si legge in un nuovo post pubblicato su Facebook dall'esponente leghista.

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