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Il falso pentito Scarantino arrestato dopo l’intervista a Servizio Pubblico

Il pentito di mafia che depistò le indagini sulla strage di via D’Amelio arrestato all’uscita degli studi della trasmissione Servizio Pubblico.
A cura di Antonio Palma
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Vincenzo Scarantino, il falso pentito di mafia che depistò le indagini sulla strage di via D'Amelio, è stato arrestato ieri sera dagli agenti della squadra mobile subito dopo la sua apparizione in tv alla trasmissione Servizio Pubblico. L'uomo è stato prelevato da due volanti della polizia all'uscita degli studi di Cinecittà a Roma, mentre stava salendo su un'auto privata messa a disposizione dalla produzione. Lo comunica la redazione della trasmissione televisiva di Michele Santoro in una nota dove vengono forniti alcuni particolari dell'accaduto. "All’uscita dalla trasmissione i poliziotti hanno circondato l’auto che lo stava riaccompagnando in albergo, l’hanno perquisita, e hanno prelevato l’ex pentito" hanno spiegato i giornalisti, aggiungendo "Prima gli avrebbero detto che avevano un mandato d’arresto, poi la notifica di un atto. E’ stato portato prima in questura, dove gli sarebbero state prese le impronte digitali, poi in albergo, dove lo aspettavano diversi giornalisti della redazione. Non sappiamo dire se gli agenti avessero un mandato d'arresto. Sicuramente non ce l'hanno mostrato".

Accuse di abusi sessuali – A quanto si apprende l'arresto sarebbe scattato su ordine del gip di Torino che avrebbe emesso nei confronti di Scarantino un'ordinanza di custodia cautelare con l'accusa di presunti abusi sessuali su una ragazza con problemi. Poco prima dell'arresto, durante la trasmissione Servizio Pubblico, Scarantino ancora una volta aveva confermato le accuse contro il questore Arnaldo La Barbera, oggi deceduto, spiegando di essere stato costretto a mentire e di essere stato costretto a confermare le sue false accuse, dopo una prima ritrattazione, perché minacciato con la pistola insieme alla moglie e ai figli dagli investigatori. Sempre secondo Scarantino, la falsa ricostruzione sulla strage di via D'Amelio sarebbe stata scritta da una persona a tavolino e lui fu costretto dagli investigatori ad impararla a memoria.

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