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Il dramma del Sud Sudan, profughi costretti a nutrirsi con fiori e acqua sporca

L’Onu ha lanciato l’allarme carestia per le popolazioni di Sud Sudan, Nigeria, Somalia e Yemen: “Venti milioni di persone moriranno di fame, c’è bisogno di raccogliere 4,4 miliardi di dollari per evitare catastrofe umanitaria”
A cura di Antonio Palma
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Già allo stremo per le continue razzie di militari e bande armate che da anni insanguinano l'area, ora davanti alle popolazioni di Sud Sudan, Nigeria, Somalia e Yemen in fuga dalla guerra c'è anche lo spettro di una catastrofica carestia. Milioni di persone nei quattro Paesi africani sono ormai allo stremo e se non arriveranno presto aiuti umanitari sarà un'ecatombe. A lanciare l'allarme sono state le stesse Nazioni Unite secondo cui c'è bisogno di raccogliere almeno 4,4 miliardi di dollari entro la fine di marzo per evitare una delle più grandi catastrofi mondiali.

"Nei prossimi sei mesi 20 milioni di persone rischiano di morire di fame in quattro Paesi devastati da guerre civili e carestia", spiegano dall'Onu, ricordando che 1,4 milioni di bambini sono a "imminente rischio" di morte a causa di una crisi   che "non ha precedenti negli ultimi decenni". Come racconta aljazeera già oggi migliaia di persone ammassate al confine del Sud Sudan non hanno cibo né acqua e sono costretti a nutrirsi di fiori e acqua di palude per sopravvivere. Già da settimane i  più fortunati mangiano una volta al giorno anche se in molti si dicono fortunati perché almeno nelle paludi sono al sicuro dalle scorribande di milizie e soldati.

Il governo locale  ha ufficialmente dichiarato lo "stato di carestia" che secondo la classificazione dell’Onu, significa che almeno il 20 per cento della popolazione ha carenza estrema di cibo e il tasso di malnutrizione supera il 30 per cento.  Diverse Le agenzie umanitarie hanno negoziato con le forze governative e i  ribelli per istituire un centro di registrazione nei campi profughi per consegnare cibo ma tutto è ancora in una fase preliminare.

Mai come in questo caso la crisi è in larga parte opera dell’uomo e non di condizioni climatiche avverse. Anche se la siccità, specie in Somalia, ha contribuito all'aggravarsi dell’emergenza, la causa principale sono le guerre che da anni hanno ridotto letteralmente in macerie larghe parte dei Paesi interessati. In Sud Sudan, dopo la secessione si è aperta un guerra interetnica fra le tribù Dinka e Nuer che appoggiano rispettivamente il presidente e il vicepresidente. In Nigeria del Nord si combatte tra governativi e Boko Haram. In Somalia la guerra non è mai finita con continui gruppi armati che si contendono il potere, mentre in Yemen i ribelli sciiti Houthi combattono da due anni contro le truppe governative.

Continue lotte e attentati non solo hanno distrutto case e costretto la popolazione a fuggire ma hanno anche interrotto l'agricoltura e ogni tipo di attività commerciale. La costante necessità di sfuggire alla guerra inoltre significa che le persone devono abbandonare il loro bestiame  che spesso è anche vittima di saccheggi da parte di uomini armati. Migliaia di persone oggi sono ridotte alla raccolta di piante selvatiche e alla caccia ma dipendono in gran parte dagli aiuti esteri spesso inadeguati.

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