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Il Cristo di Michelangelo torna a casa: a Firenze splende il Crocifisso in legno

Il Cristo di Michelangelo è tornato a Firenze al centro della Basilica di Santo Spirito. Il capolavoro scultoreo in legno dell’autore della Cappella Sistina è stato posto al centro della sacrestia, capolavoro rinascimentale dell’arte fiorentina.
A cura di Redazione Cultura
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Il Cristo di Michelangelo è tornato a Firenze nella Basilica di Santo Spirito. Il capolavoro scultoreo in legno dell'autore della Cappella Sistina è stato posto al centro della sacrestia della chiesa di Santo Spirito, capolavoro rinascimentale dell'arte fiorentina. Dopo l'esposizione della magnifica scultura in legno a Torino e Napoli, il Cristo di Michelangelo è tornato nel suo luogo di origine, capolavoro architettonico voluto da Lorenzo il Magnifico e progettato da Giuliano da Sangallo, che si ispirò nella progettazione della Basilica alla pianta ottagonale la  sacralità del Battistero di Firenze.

Il Cristo ligneo fu scolpito da Michelangelo in segno di profonda gratitudine nei confronti del convento di Santo Spirito, di cui fu ospite nel 1492. A lungo il Cristo di legno è rimasto anonimo, privo di attribuzione, finché nel 1962 si realizzò la scoperta che ad eseguirlo fu l'autore della Cappella Sistina. Dal 2000, poi, il Cristo era tornato nella basilica fiorentina di Santo Spirito, dove oggi ritorna ancora una volta dopo il giro espositivo nel capoluogo piemontese e partenopeo.

L’operazione di ricollocamento nella sagrestia della Basilica è stata resa possibile con il contributo della Fondazione "Friends of Florence", con il sostegno della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato e con la supervisione tecnica dell’Opificio delle Pietre Dure. Tale posizione del Crocifisso, secondo Daniele Rampino, funzionario della Soprintendenza, "magnifica ulteriormente la potenza espressiva della scultura e consente al visitatore di apprezzare i multiformi punti di vista che essa offre. Nel contempo la scelta della nuova collocazione permette la visione dell’opera dalla chiesa, recuperando il dialogo con la stessa per la quale era stata concepita."

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