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Il caso Pronzato scuote il Pd: ecco di cosa si tratta

L’imprenditore Paganelli, arrestato insieme ad altre tre persone, ammette di aver pagato tangenti all’ex consigliere di amministrazione di Enac e ad altri sei esponenti del PD trovati su una sua lista sequestrata dalle Fiamme Gialle. I politici coinvolti però negano ogni addebito e minacciano di agire per vie legali.
A cura di Antonio Palma
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Pronzato

UPDATE: Giuseppe Smeriglio, arrestato il 28 giugno con Pronzato e con Paganelli è stato assolto, per lui è stato chiarito che il pagamento di una somma di denaro non era una tangente, ma un normale compenso per una consulenza in materia di trasporto merci ottenuta dalla Rotkopf Aviation.

Lo scandalo che sta investendo il Partito Democratico su alcune tangenti versate da imprenditori delle compagnie aeree ai dirigenti ENAC e poi ai politici del maggior partito di opposizione, si sta contornando di aspetti sempre più compromettenti.

L’ARRESTO – La vicenda ha inizio la settimana scorsa con l’arresto di Franco Pronzato, consigliere di amministrazione dell'ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), a seguito di un'inchiesta della Procura di Roma a causa di alcune tangenti per un appalto da un milione di euro per i voli di collegamento tra Roma e l’Isola d’Elba. Ma Pronzato non è un dirigente qualsiasi, da anni militante nei partiti della sinistra, dal Pci in poi, è stato responsabile trasporto aereo per il Partito Democratico e consulente del Ministero dei trasporti con tre diversi Ministri di centrosinistra tra cui l’attuale segretario del Pd Bersani. Pronzato non è neanche un consulente come gli altri, è amico intimo dei dirigenti del Pd, da D’Alema allo stesso Bersani, che dopo averlo nominato consigliere dell’ente aeroportuale nel 2007, si sono spesi per la sua riconferma nel 2011.

I PERSONAGGI – Insieme a Pronzato nell’inchiesta sono coinvolti e arrestati anche altri personaggi, uno dei corruttori è Viscardo Paganelli, amministratore della Rotkopf, azienda aeronavale che avrebbe pagato la tangente. Arrestati anche un altro imprenditore, Giuseppe Smeriglio e il figlio di Paganelli, Riccardo. Proprio durante una perquisizione della Guardia di Finanza negli uffici della Rotkopf spunta un appunto con diversi nomi di personaggi politici e istituzionali, con a fianco somme di danaro.

Caso Pronzato

LE AMMISSIONI – Nell'interrogatorio di garanzia nel carcere di Marassi, dove è detenuto, Pronzato ha subito ammesso di aver percepito la tangente per agevolare l’azienda di Paganelli nell’appalto per la gestione di alcuni collegamenti aerei. Lo stesso Paganelli, nel suo interrogatorio a Regina Coeli, ha ammesso di aver corrotto Pronzato consegnandogli una tangente di quarantamila euro, chiamando in causa anche un altro personaggio molto noto all’interno del Partito Democratico, Vincenzo Morichini, amico intimo di D’Alema e, a quanto pare, intermediario per le tangenti a Pronzato.

IL MEDIATOREVincenzo Morichini, ex responsabile dell’agenzia Ina-Assitalia, sarebbe il vero anello di congiunzione tra imprenditori, dirigenti pubblici e politici, secondo indiscrezioni Paganelli avrebbe detto al Gip “fu lui a farmi presente che si doveva riconoscere qualcosa a Pronzato”. Non solo, Paganelli rivela e ammette che avrebbe versato diverse migliaia di euro a politici del PD sempre attraverso il Morichini, che si rivelerebbe il facilitatore degli appalti pubblici con un grosso peso all’interno del Partito. Morichini, da tutti conosciuto come Enzo, era molto rispettato all’interno del potere romano per il suo rapporto con l’amico D’Alema, di cui sembrava essere l’ombra. Con il Presidente del Copasir aveva anche diviso la barca Ikarus, e il legame non si è mai spento anche dopo alcuni scandali a luci rosse che lo hanno coinvolto.

IL PIZZINO E I POLITICI COINVOLTI – Paganelli sta insomma scoperchiando un calderone che non piacerà a tanti politici, l’imprenditore parla e confessa di aver versato denaro a tutti i nomi presenti nella lista trovata tra le sue carte dalle Fiamme Gialle. Tra i politici ‘smazzettati’ ci sarebbero sette persone tra cui Pronzato, la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e l'eurodeputato del Pd Roberto Gualtieri. Paganelli, però, rivela che non ha mai incontrato i destinatari dei soldi, che passavano di mano sempre grazie all’intermediazione dello stesso Morichini che ne tratteneva una parte. “Ho dato ventimila euro alla Marini, altrettanti a Umbria Jazz e 15 mila a Gualtieri”, sostiene Paganelli rivelando anche finanziamenti leciti alla fondazione ItalianiEuropei di Massimo D’Alema.

I giudici stanno cercando anche di chiarire la vicenda dei voli gratis offerti allo stesso Massimo D’Alema, che secondo Paganelli non sono da addebitare a lui, ma sempre al Morichini che, avendo maturato crediti con la Rotkpof, li avrebbe regalati a D’Alema.

LE SMENTITE – Cori di smentite arrivano da parte dei politici chiamati in causa, Gualtieri ha detto: “Apprendo con stupore dell'esistenza di un appunto contenente il mio nome. Escludo di aver mai conosciuto il dottor Paganelli e tantomeno di aver ricevuto denaro da lui o da persone riconducibili alle sue società”, anche la Marini dice di non aver mai conosciuto Paganelli e di sentirsi diffamata, dichiarando in una comunicazione al Consiglio Regionale “io non sono persona indagata in nessuna indagine. Non sono né  persona offesa né querelante né denunciante, sono altresì persona calunniata”, chiarendo nello specifico che "una delle società coinvolte nell'inchiesta ha sottoscritto con la Fondazione Umbria Jazz per l'edizione 2010 un contratto di sponsorizzazione pari a 20mila euro, onorato solo parzialmente, e per il quale esiste tutta la documentazione prevista per gli sponsor privati della manifestazione”.

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