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Il carabiniere che stuprava le turiste straniere, condannato a 12 anni e 8 mesi

L’ex militare aveva abusato di quattro ragazze dopo averle drogate e stordite. Le vittime sono tutte turiste straniere che avevano alloggiato nella struttura ricettiva di famiglia. Secondo l’accusa, nello stesso periodo e per lo stesso scopo Maglio avrebbe drogato un’altra decina di giovani straniere.
A cura di Antonio Palma
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Dodici anni e otto mesi di reclusione, è questa la sentenza di condanna emessa oggi dal Tribunale collegiale di Padova nei confronti di Dino Maglio, l’ex carabiniere che tra il 2012 e il 2014, quando indossava ancora la divisa, da borghese si trasformava in uno stupratore di turiste avvicinandole e facendo perdere loro i sensi per violentarle. Una pena leggermente più lieve di quella richiesta dall'accusa rappresentata dal Pm padovano Giorgio Falcone. Durante la requisitoria infatti, per lui erano stati chiesti 14 anni di carcere. La sentenza, emessa dal collegio presieduto dal giudice Claudio Marassi, riguarda il caso di quattro ragazze straniere, aggredite sessualmente in veneto dall'ex militare in momenti diversi durante la loro permanenza nel nostro Paese. Nello stesso periodo e per lo stesso scopo Maglio avrebbe drogato poco meno di una decina di giovani attirate con lo stesso stratagemma. Le vittime erano turiste straniere che avevano alloggiato nella struttura ricettiva di proprietà della famiglia del militare sui colli Euganei. Il 39enne Dino Maglio, che ha già perso la divisa e ha già trascorso 5 anni di carcere sempre per violenza sessuale su altre giovani straniere, attualmente è sottoposto all’obbligo di dimora nel paese pugliese di origine.

La prima accusa di stupro risale al 2014 quando una studentessa australiana lo aveva denunciato di violenza sessuale mentre era sua ospite nella casa di Arcella. A quel punto molte altre vittime, che lui avrebbe minacciato vantandosi di poter raccogliere informazioni attraverso i dati del passaporto e del cellulare, sono uscite allo scoperto denunciando gli abusi subiti mentre erano già tornate nei loro Paesi d’origine. La vicenda diventò un caso a livello internazionale con tanto di inchieste giornalistiche che  hanno portato a un lungo e dettagliato esposto alle autorità italiane. Infine nel 2015 i poliziotti fecero irruzione nella casa-albergo e sequestrarono un computer contente filmati e foto di circa un centinaio di ragazze provenienti da tutto il mondo, oltre a materiale pedopornografico.

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