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Il Bignami: nell’era di Wikipedia, dov’è finito l’alleato fedele di generazioni di studenti?

Quando nel 1931 il professor Ernesto Bignami ebbe l’idea di pubblicare i suoi compendi molto probabilmente non aveva idea del fenomeno culturale che aveva di fronte: oggi, nell’era del web, dove sono finiti i tanto amati libriccini? È solo “nostalgico” chi torna ad usarli?
A cura di Federica D'Alfonso
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Il famoso compendio pubblicato da Ernesto Bignami.
Il famoso compendio pubblicato da Ernesto Bignami.

Internet rappresenta oggi la fonte primaria d’informazione e di diffusione di cultura. Archivi digitali, siti web e perfino i social network contribuiscono a creare una rete di conoscenze diffuse, e nella maggior parte dei casi estremamente sintetiche, sui più svariati argomenti. Ma anche prima dell’avvento dell’era digitale esistevano strumenti indispensabili per reperire informazioni in modo preciso e veloce: e così, dal cassetto dei ricordi, non può non spuntare fuori il Bignami, alleato fedele di generazioni di studenti. Ma, anche nell’era di Wikipedia, possiamo dire che questo strumento è scomparso del tutto?

La storia del Bignami

L’idea di creare il famoso compendio, è noto, venne nel lontano 1931 ad Ernesto Bignami, all’epoca insegnante nel regio liceo classico Giuseppe Parini di Milano: per andare incontro alle esigenze dei suoi studenti, già da tempo il professore aveva iniziato a distribuire ai suoi alunni dei riassunti per ripassare la letteratura italiana, il greco e il latino. Fu a partire da questo “esperimento” che Bignami ebbe l’idea di iniziare a pubblicare, ad uso e consumo di tutti, i famosi libriccini che riassumessero, in modo sintetico ma estremamente preciso e completo, le materie più complesse.

Nasce così la Casa Editrice Bignami. Il progetto ebbe talmente tanto successo in pochissimo tempo che la famiglia acquistò una tipografia, per poter stampare in numero maggiore quello che era destinato a diventare il libro preferito da moltissimi studenti in tutta Italia tanto da entrare nel vocabolario italiano trascendendo il suo significato originario: il “bignami”, invece, è entrato nel linguaggio quotidiano quale sinonimo di un libro completo e sintetico, su svariati argomenti. In moltissimi dizionari, dallo Zingarelli al Nuovo De Mauro, hanno accolto questa parola che negli anni è andata oltre la sua origine storica divenendo l’esempio più immediato di “manualetto che raccoglie in forma semplificata nozioni scolastiche”.

Il Bignami, oggi: un’eredità da riscoprire

Ma oggi, in un’epoca in cui gli smartphone regnano sovrani e le informazioni si moltiplicano in un secondo, che fine ha fatto il Bignami? La Casa Editrice Bignami continua a sopravvivere, e a pubblicare ogni anno più di 200 titoli che spaziano dal latino alla filosofia, passando per la matematica e l’elettrotecnica. Nel tempo il catalogo ha abbracciato le più svariate forme di cultura, arrivando addirittura a proporre dei compendi, sintetici ma efficaci, di alcune grandi opere della letteratura italiana come L’Orlando Furioso, I Promessi sposi e l’Iliade e l’Odissea.

Considerati da molti come delle furbesche e poco ortodosse scorciatoie per studenti svogliati, i Bignami in realtà hanno rappresentato una vera e propria rivoluzione nel modo d’intendere la cultura: e forse, a distanza di anni, anche i detrattori più tenaci hanno rivalutato con nostalgia i bei tempi in cui bastava affondare la mano nella tasca del jeans e avere la soluzione a portata di mano. Una soluzione sintetica, certo, che non può sostituire il valore di uno studio approfondito e consapevole, ma che forse oggi assume un valore diverso e prezioso alla luce delle migliaia di informazioni alla quale siamo sottoposti in ogni momento.

I più giovani probabilmente faticherebbero ad abbracciare l’idea di dover prendere in mano un libro, per quanto sintetico e breve esso possa essere, alla ricerca delle informazioni necessarie. Tuttavia oggi, in un’epoca in cui sono la parola chiave e l’hashtag a regnare sovrani anche nel mondo culturale, e dove la sintesi è più una necessità che un arricchimento, non potremmo tornare ad aprire quel cassetto dei ricordi e a sfogliare le pagine ingiallite di quei libriccini?

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