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Idroscalo di Ostia: la rabbia degli sfollati

Nel febbraio di tre anni fa, le ruspe del comune di Roma entrarono all’Idroscalo, dove da sessant’anni vivevano 500 famiglie. Nel giro di due ore e senza alcun preavviso, diverse famiglie furono allontanate dalle proprie case che vennero immediatamente demolite. Da tre anni il comune spende circa 3000 euro al mese per ognuna delle famiglie sgomberate e trasferite in un residence. Lo sgombero e la demolizione costarono alle casse comunali circa 6 milioni di euro. Al posto delle “baracche” demolite, il nulla.
A cura di Peppe Pace
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Idroscalo

Era l'alba del 23 febbraio del 2010 quando 35 famiglie, residenti nella zona dell'Idroscalo di Ostia, vennero allontanate dalle proprie case con un'ordinanza della protezione civile a causa di un pericolo di esondazione. È Paula De Jesus, urbanista a supporto tecnico della Comunità Foce Tevere, che si batte da anni per fare in modo che la riqualifica dell'Idroscalo avvenga in modo che i residenti mantengano le proprie abitazioni, a spiegarci che l'ordinanza della Protezione civile è da considerarsi illegittima: quel 23 febbraio non ci fu nessuna esondazione e, anzi, le condizioni meteorologiche quel giorno non lasciavano presagire nulla di preoccupante. In poco più di due ore, e senza nessun preavviso (nonostante le ordinanze ricevute dai cittadini quel giorno fossero datate al 17 febbraio), 35 famiglie furono costrette a raccogliere i propri effetti personali tentando, per quanto possibile, di salvare il mobilio (sistemato alla meglio in alcuni container pagati dal Comune di Roma), prima di essere trasferiti al residence “Borgo del Poggio” in via di Fioranello, nei pressi di via Ardeatina. Le case furono abbattute quel giorno stesso, in fretta, per evitare che le persone ne riprendessero possesso. Da quel giorno il Comune di Roma non è mai più intervenuto sul luogo. Una manovra, questa, costata al Comune circa 6 milioni di euro, per non parlare della somma, stimata tra i 2000 e i 3000 euro al mese a famiglia, che da ormai quasi due anni serve a coprire le spese del residence. Nel frattempo, il destino di tutti gli altri abitanti della zona sembra incerto. Infatti, secondo il progetto di riqualifica del territorio, entro il 2013 dovrebbero essere abbattute tutte le altre “baracche” per dar luogo alla costruzione di un Parco Fluviale. A rendere la situazione ancora più problematica vi è inoltre il fatto che nessuna delle famiglie residenti all’Idroscalo, tantomeno le 35 residenti al Borgo del Poggio, compare in alcuna delle liste di assegnazione per alloggi popolari.
La Comunità Foce Tevere, spiega la portavoce Franca Vannini, continua a battersi per una riqualifica del territorio che preveda la creazione di un piccolo borgo dell’Idroscalo, che permetta non solo alle persone di mantenere le proprie case ma che miri anche conservare l’identità del quartiere.

 Peppe Pace, Martina Di Matteo, Simona Zecchi

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